L’adolescenza è una fase molto delicata della vita dei giovani ed è contrassegnata da tanti cambiamenti che incideranno sul proseguo della loro formazione fino all’età adulta. Un momento caratterizzato non solo da mutazioni di carattere fisico ma anche da quelle di carattere psicologico che, in alcuni casi possono dar luogo a delle crisi di identità. È infatti tipico in questa fase assistere ad un carattere più scontroso e più ribelle. Non solo una lotta con il mondo esterno che comincia ad essere visto in modo più critico, ma anche una lotta con il mondo interiore: con se stessi. Tutto o quasi, in questa fase comincia ad essere messo in discussione proprio perché si abbandonano i panni del fanciullo per approcciarsi a quello dell’adulto. Fin qui nulla di nuovo e preoccupante. Il problema sorge quando nell’adolescente vengono ravvisati alcuni atteggiamenti e cambiamenti d’umore che, per loro natura, non possono essere sottovalutati. Dietro alcuni nuovi comportamenti potrebbe nascondersi l’allarme della depressione. Ed allora quando accorgersi della minaccia di questo problema? Secondo gli esperti ci sono alcuni specifici segnali dai quali si può ravvisare la depressione giovanile. Ecco un elenco: Tristezza costante/Frequenti pianti/Eccessiva irritabilità/Perdita di interessi/Chiusura in se stessi e allontanamento dagli altri; Disturbi del sonno/Mancanza di motivazione/Disturbi alimentari/Mancanza di concentrazione e quindi scarso rendimento scolastico/Pensieri legati alla morte. Come comportarsi davanti a questi segnali? Nel valutare la presenza di questi sintomi occorre capire quanto essi siano presenti nella vita dell’adolescente e quanto incidano sulla sua quotidianità. Si può parlare di depressione solo se i sintomi elencati sono presenti tutti i giorni per più settimane. Ed allora cosa fare? Senza dubbio non provare vergogna e non cercare di sminuire il problema perché altrimenti lo si aggrava solamente. Occorre rivolgersi ad uno specialista del settore per intraprendere un percorso di psicoterapia. In questo modo sia il diretto interessato, sia i genitori, potranno farsi assistere e intraprendere un cammino che riesca a porre fine alle sofferenze di ambo le parti. Secondo gli esperti in questi casi la prima fase della terapia è caratterizzata dall’incontro tra i genitori dell’adolescente e dello psicoterapeuta. In questo contesto lo specialista cercherà di capire qual è il clima familiare dentro al quale il suo paziente ha trascorso e trascorre la sua vita. La fase successiva invece è quella in cui lo psicoterapeuta lavorerà direttamente con la persona interessata informando al contempo i genitori degli esiti che si raggiungono man mano. Fondamentale affinché le sedute siano efficaci è che da parte del paziente vi sia tutto l’interesse a farsi aiutare dallo specialista senza vergogna e senza opposizioni. È proprio lo spirito collaborativo e la volontà di uscire dal problema che rappresentano il primo passo verso una rapida via d’uscita. Al contrario, se vengono manifestati dubbi, perplessità o addirittura l’opposizione alla possibilità di sottoporsi alle sedute, è meglio non insistere. Il percorso di psicoterapia necessita la massima collaborazione tra lo specialista e il suo paziente.
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