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Immagine del redattoreAlberto Piccioni

Fragilità, una condizione dell'essere umano. Chiacchierata con Donatella Di Pietrantonio, vincitrice dello Strega 2024

Nel suo ultimo romanzo ‘L’età fragile’, l’elemento che da spunto al titolo non sembra essere solo una debolezza ma una via per comprendere i limiti e la nostra umanità. E questa consapevolezza può diventare una risorsa per vivere meglio e in modo più autentico e reale.
fragilità

La solidarietà può scaturire dalla consapevolezza della reciproca condizione di debolezza”. Pensiero di Donatella Di Pietrantonio, espresso in modo eccellente nel suo ultimo romanzo ‘L’età fragile’ (Einaudi editore) vincitore del premio Strega 2024. La fragilità nel romanzo sembra non essere solo una debolezza ma una via per comprendere meglio i nostri limiti e la nostra umanità. 


In che modo la consapevolezza dei nostri limiti può diventare una risorsa per vivere con maggiore autenticità? 

Partirei dall’accettazione della fragilità come condizione insita nell’umano, ineliminabile: soltanto arrivando ad una consapevolezza di questo genere si può integrare la fragilità nella nostra esistenza. Si può arrivare a riconoscerla come universale e quindi possiamo non nasconderla più. Non si tratta di un “dato personale”, di un limite solo nostro. Possiamo invece riconoscere nell’altro la nostra stessa debolezza. Così facendo sarà possibile arrivare ad una maggiore empatia verso gli altri. La solidarietà può scaturire dalla consapevolezza della reciproca condizione di debolezza” 


Come possiamo imparare a vedere nella vulnerabilità una forma di forza, sia a livello personale che collettivo in un contesto sociale dove prevalgono la competitività e le dicotomie? 

Condivido la percezione di difficoltà nell’introdurre il concetto di fragilità come valore positivo, in una società così tesa al performante, alla forza. Tuttavia, proprio incontrando le lettrici e lettori di “L’età fragile” ho notato che ragionare in termini narrativi sulla fragilità ha trovato un grande riscontro nei lettori. Molti non vedevano l’ora che si parlasse di debolezze. Dunque, c’è una parte di società ad aver bisogno e desiderio si parli di tutto ciò”. 


La violenza di genere è un'ombra incombente sulla storia da lei narrata. Come affronta questo tema delicato e quali sono le responsabilità della società nel prevenirla e combatterla?

Non avevo mai pensato di trattare questo tema, benché come donna mi sia sempre interessata alla violenza di genere. Avevo paura venisse interpretata come operazione programmatica. Invece mi è successo di sentirmi presa e coinvolta profondamente da questo ricordo di un episodio di duplice femminicidio accaduto nella mia terra. Sulla montagna visibile dalle mie finestre. Allora ciò che prima non volevo affrontare è divenuto urgenza a cui non potevo sottrarmi. Non scelgo mai un tema esterno a me”. 


Papa Francesco recentemente ha invitato i candidati al sacerdozio, a leggere romanzi, ad approfondire i temi della letteratura. La cosa le ha fatto piacere? 

Certamente sì, è un segno di apertura verso i romanzi che possono addentrarsi nelle zone umane meno rassicuranti. Anche più ricche di ombre. A mio avviso se nella formazione del clero c’è questa apertura va benissimo. E’ auspicabile però da parte della Chiesa un maggiore ascolto delle istanze di una società in un periodo di grande evoluzione. Sui temi come accoglienza e solidarietà la Chiesa è presente e attiva, su altri meno, può fare di più credo


La violenza di genere è un'ombra e non avevo mai pensato di trattare questo tema benché come donna me ne sia sempre interessata; avevo paura venisse interpretata come operazione programmatica. Invece mi è successo di sentirmi presa e coinvolta dal ricordo di un episodio di duplice femminicidio accaduto nella mia terra. Sulla montagna visibile dalle mie finestre. Ed è divenuta urgenza a cui non potevo sottrarmi.

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