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Il Governo è alle strette, adesso deve darci risposte

Veniamo da settimane dense di incontri importanti per il mondo della scuola e per la categoria dei docenti di religione. Abbiamo partecipato all’audizione in I e VII commissione del Senato sul Dl 36/2022 presentando alcune proposte di emendamento al tanto contestato art. 44 del Decreto-Legge 36/2022 su formazione e reclutamento docenti. Tra le nostre proposte, quella di ripensare radicalmente l’introduzione del percorso di formazione triennale obbligatorio di cui all’articolo 16-ter del decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 59, introdotto dall’art. 44 del D.L. 36/2022, soprattutto nella sua obbligatorietà e nelle conseguenti misure economiche volte a disporre una decurtazione strutturale dei fondi della Carta del docente e un taglio strutturale degli organici di potenziamento. Inoltre, abbiamo portato all’attenzione dei presenti la questione dei docenti precari di religione sottolineando le recenti dichiarazioni della CGUE sul tema della reiterazione dei contratti a tempo determinato che rafforzano di fatto l’idea della necessità di una procedura straordinaria di assunzione dei docenti precari di religione che ponga in primo piano la valutazione dell’esperienza professionale di tali docenti maturata in anni e anni di insegnamento impartito, però, sulla base di contratti a tempo determinato. Abbiamo quindi chiesto di introdurre al Capo VII del Decreto legge 36/2022 la riscrittura dell’art.1bis, commi 1, 2 e 3 della legge 159/2019 tenendo conto delle legittime aspettative dei docenti di religione cattolica:

  1. una procedura straordinaria non selettiva per coloro che hanno speso almeno 36 mesi di servizio nell’insegnamento della religione

  2. lo scorrimento annuale delle graduatorie della procedura straordinaria sino a totale esaurimento di ciascuna graduatoria;

  3. l’aumento della dotazione organica di posti dal 70% al 90% nell’organico di diritto in modo graduale nel triennio 2022/24;

  4. l’utilizzo della Graduatoria di Merito del concorso del 2004 fino a completo esaurimento.

Nel frattempo è iniziato anche il confronto tra i sindacati rappresentativi della scuola e l’Aran sul rinnovo del contratto collettivo del comparto Istruzione Università e Ricerca per il biennio 2019-21. La nostra Federazione ha chiesto un contratto che possa recuperare l’ampia forbice retributiva che ancora esiste tra gli insegnanti e gli altri dipendenti pubblici e che agisca per sburocratizzare e ridurre gli adempimenti amministrativi che gravano sui docenti, oltre che per rinsaldare il diritto alla disconnessione già sancito dal precedente contratto senza trovare alcuna applicazione pratica. 

In aggiunta a questo, il 30 maggio la federazione Gilda-Unams e gli altri sindacati della scuola hanno indetto uno sciopero della scuola contro il Decreto Legge 36/2022 che interviene in maniera pesante e scorretta in materie come il reclutamento, la formazione e il salario che sono, per ordinamento (D.L.vo 165/2001) materie di contrattazione.

Protesteremo a oltranza per ottenere tre cose per noi essenziali:

  1. lo stralcio completo delle disposizioni di legge che incidono sulla libera contrattazione;

  2. l’individuazione di risorse finanziarie adeguate per procedere al rinnovo contrattuale;

  3. la stabilizzazione del personale precario che viene enormemente penalizzato dalle nuove regole.

Com’è chiaro, l’idea è quella di attaccare su tutti i fronti. Il Governo è alle strette, adesso deve darci risposte.

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