“E intanto il tempo se ne va, tra i sogni e le preoccupazioni”, recitava il testo di una famosa canzone del 1980 di Adriano Celentano. Lui preoccupato per la crescita repentina della figlia adolescente. Noi invece preoccupati, vaghiamo tra il sogno di un ruolo che sentiamo meritato sul campo e l’angoscia di ottenerlo chissà quando.
E intanto il tempo se ne va, impietoso, non lascia scampo neanche al Governo gialloverde andato via inaspettatamente e prematuramente. E ci troviamo già a dover tirare le prime somme. Il Governo del cambiamento ha lasciato in eredità un mare di precari e una valanga di posti liberi e vacanti. Inferiore è stato il numero degli immessi rispetto gli anni precedenti e classi di concorso rimaste in esubero. Eppure, tra il 2018 e 2019 di concorsi ce ne sono stati ed anche di fattispecie diverse.
Il pasticcio si chiama Quota 100, una misura pensionistica fortemente voluta dalla Lega e di cui la stessa non ha “saputo” approfittare. Una misura che avrebbe dato una risposta al Sud dove Graduatorie di merito dei concorsi 2016 e 2018 e delle Graduatorie ad Esaurimento si sarebbero finalmente snellite. Un provvedimento che avrebbe garantito il ricongiungimento di molti docenti alle loro famiglie. Ed invece quei posti rimarranno a disposizione delle assegnazioni provvisorie anziché assegnati a personale stabile con tutti i benefici del caso per l’autonomia scolastica e per gli alunni.
Per non parlare dei continui tentativi di intaccare l’unità del sistema nazionale da parte del Ministro dell’istruzione uscente, con proposte che portavano sì un giovamento economico ai docenti del Nord (per noi pacifico se si pensa al rapporto stipendio/costo della vita) e contemporaneamente una frattura evidente tra scuole “possidenti” e scuole a “mezzadria”.
Mentre scriviamo, siamo in attesa di sapere se il decreto ministeriale c.d. “salva precari” vedrà la luce oppure morirà sul nascere. Un’ipotesi che prevederebbe un concorso straordinario infanzia e primaria con un solo anno di servizio e un PAS (Percorso abilitante straordinario) per le secondarie, consistente in un corso universitario di specializzazione per i laureati con 36 mesi di servizio che consentirebbe l’accesso ad un concorso riservato. Riguarderà anche gli insegnanti di religione? Senza entrare nel merito tecnico, è mai possibile che un precariato storicizzato e ben conosciuto al Ministero, grazie soprattutto al lavoro dello SNADIR, non debba essere riconosciuto?
Non esiste nella scuola italiana un precario più precario del docente di religione.
Chiediamo al Governo che si sta formando di avere maggiore sensibilità nelle scelte del reclutamento dove merito, competenza, diritti siano principi base per la costruzione di una scuola più forte e competitiva. Chiediamo che si metta fine all’abuso della reiterazione dei contratti a termine per gli idr.
E, per gentilezza, non vogliamo più sentire alcuno che, con tono rassicurante, continui ad affermare che il nostro è un precariato stabilizzato e tutelato. La vera tutela si chiama RUOLO.