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Una scuola più inclusiva è l’obiettivo chiave delle politiche dell’Istruzione Europea

L’inclusione è garanzia per l’attuazione del diritto alle pari opportunità e per il successo formativo di tutti. Intervista alla Dirigente Incoronata D’Ambrosio.

La dott.ssa Incoronata D’Ambrosio dall’1 settembre 2019 dirige l’Istituto Scolastico N. 4 “Barolini” di Vicenza. Negli anni si è sempre occupata delle tematiche inerenti l’inclusione scolastica; da sempre attenta alle esigenze formative degli alunni con Bisogni Educativi Speciali, è stata formatrice per i docenti presso l’UAT di Vicenza, Verona, Padova, Treviso e Venezia.

D. Dott.ssa D’Ambrosio quale è stata il percorso che ha portato a considerare l’inclusione come condicio sine qua non per una scuola attenta alla cittadinanza globale?

R. Una scuola più inclusiva è l’obiettivo-chiave delle politiche dell’istruzione europee. Le stesse Indicazioni Nazionali del 2012 per il primo ciclo di istruzione, rilevano che “… l’obiettivo della scuola è di formare saldamente ogni persona sul piano cognitivo e culturale, affinché possa affrontare positivamente l’incertezza e la mutevolezza degli scenari sociali e professionali, presenti e futuri. Le trasmissioni standardizzate e normative delle conoscenze, che comunicano contenuti invariati pensati per individui medi, non sono più adeguate”. Un orientamento che riprende temi cari alla “scuola su misura” e riparte dal processo di superamento dell’antitesi ‘abilità/deficit’ avviato a livello normativo in Italia con la Legge 5 agosto 1977, n. 517 e, ancora prima, in ambito pedagogico con la revisione delle epistemologie, dei linguaggi e delle pratiche. Il concetto dell’inclusione scolastica richiama necessariamente quello dell’inclusione sociale, strettamente correlato al tema della formazione alla cittadinanza attiva che, com’è noto, è la partecipazione responsabile alla società civile, alla vita politica e di comunità di tutti gli individui in conformità a condizioni che garantiscono il reciproco rispetto, la non violenza, la rimozione di ostacoli e di barriere (fisiche, culturali, sociali), in accordo con la democrazia e i diritti umani richiamato dalla Legge 5 febbraio 1992, n. 104. La Circolare n. 8 del 6 marzo 2013 ha ampliato l’azione normativa riportando l’attenzione alle esigenze dei differenti bisogni educativi, anche per coloro che non hanno una delle certificazioni previste dalla norma (Legge 5 febbraio 1992, n. 104 e Legge 8 ottobre 2010, n. 170). Si è però assistito, in molti casi, ad una tendenza a distinguere in categorie le specificità di ognuno, secondo un approccio che si fonda spesso sulla descrizione solo dei disturbi o delle difficoltà, con il rischio di far prevalere l’utilizzo di strumenti burocratici e di adempimento. La scuola è chiamata a realizzare percorsi formativi sempre più rispondenti alle inclinazioni personali degli studenti, nella prospettiva di valorizzare la personalità di ognuno a saper accettare la sfida che la diversità pone.”

D. Quali sono le novità introdotte dalla legge 107 del 2015 alla luce del miglioramento continuo delle esigenze formative degli studenti?

R. La Legge 13 luglio 2015 n. 107 e i successivi decreti legislativi, in particolare il D. Lgs. 13 aprile 2017, n. 66, disegnano un nuovo scenario che porta a dover riconsiderare approcci e modalità di intervento in relazione ai processi d’inclusione scolastica richiamando la tendenza internazionale ed in particolare il nuovo quadro strategico delle Nazioni Unite che pone istruzione, educazione e formazione di qualità come fondamenta su cui sviluppare la società.

D. Dove si colloca il ruolo del Dirigente scolastico in questa ottica di inclusione?

R. Il ruolo del Dirigente Scolastico si trova al centro di questo processo, come garante, come regista e interfaccia tra le diverse figure, ULSS, Servizi, EE.LL., famiglia che partecipano alla realizzazione del processo inclusivo. Promotore di una cultura inclusiva che si realizza attraverso scelte di innovazione per le diverse esigenze educative con strumenti flessibili di progettazione organizzativa e didattica, con l’individuazione di soluzioni tracciate dalla normativa. Ogni singola realtà scolastica può essere strutturata, con i dovuti indirizzi gestionali, come un laboratorio permanente di ricerca organizzativa educativa e didattica nella quale, adottando il modello del miglioramento continuo, si studiano le condizioni per progettare azioni efficaci nella prospettiva del coinvolgimento diffuso di tutti i docenti. Una scuola inclusiva, riduce la dispersione e la demotivazione e consente a tutti gli attori coinvolti (alunni, insegnanti, famiglie, personale, dirigente) di vivere in un contesto accogliente e stimolante, caratterizzato da relazioni significative e da opportunità conoscitive, fondamenti delle esperienze di apprendimento e crescita di ognuno.

D. Quali le leve che una scuola deve potenziare per realizzare la piena inclusione dei propri studenti?

R. Per favorire inclusione e apprendimento per tutti, è necessario adottare interventi volti anche alla qualità degli ambienti di apprendimento e alla qualificazione professionale dei docenti attraverso opportunità formative. In questo senso occorre sviluppare, con la partecipazione degli organi collegiali Piani Triennali dell’Offerta Formativa, che tengano prioritariamente in considerazione le specificità dei contesti anche in termini di utenza e che si avvalgano delle opportunità previste dalla L. n. 107/2015 e dai successivi decreti legislativi, in collaborazione con il Gruppo di Lavoro Inclusione (GLI), valutare la qualità dell’inclusione ed elaborare Piani annuali di Inclusione (PAI) efficaci. Fondamentale strumento di equità e di inclusione diviene anche il Rapporto di Autovalutazione (RAV) che a partire dall’analisi dei bisogni degli alunni/ studenti e dalla lettura del contesto porti a definire un Piano di miglioramento in cui il curricolo inclusivo possa essere individuato quale elemento essenziale per il raggiungimento del successo formativo di tutti. La qualità dell’inclusione che un dirigente riuscirà a promuovere diventerà fattore determinante della sua leadership dirigenziale così come indicato nella Direttiva del 18 agosto 2016, n. 36 sulla valutazione dei risultati.

D. In quale rapporto collocherebbe inclusione e diritto allo studio?

R. L’inclusione è garanzia per l’attuazione del diritto alle pari opportunità e per il successo formativo di tutti, un vantaggio per il sistema scolastico e per l’innalzamento dei livelli di cittadinanza dell’intera società. Il paradigma dell’inclusione scolastica esprime una proposta educativa in cui l’innovazione del sistema educativo è volta alla trasformazione della società nella direzione dell’accoglienza e della valorizzazione di tutte le differenze, cioè di tutte le persone singolarmente considerate, ovvero considerate nelle interazioni all’interno e tra le diverse organizzazioni. L’innovazione del sistema educativo nell’ottica dell’inclusione non viene realizzata solo attraverso la predisposizione di misure speciali rivolte agli alunni con BES e inserite nelle programmazioni individualizzate e personalizzate (PEI e PDP); essa prevede soprattutto la realizzazione di un’azione di sistema, articolata e complessa basata sull’innovazione interna ed esterna alla scuola. L’inclusione scolastica è oggi un processo irreversibile, in cui la Leadership del Dirigente scolastico riveste un ruolo strategico.

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