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Immagine del redattoreAlice Xotta

HO IL DIRITTO DI ESSERE ME (seconda parte) L’autostima e l’autodeterminazione in adolescenti e giovani adulti

Volendo alleggerire i ragazzi, gli adulti ripetono che non hanno motivo di angosciarsi, che si fanno le paranoie, che esagerano. Ma restano lontani dal loro mondo e impartiscono lezioni non richieste né necessarie.
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Quando un giovane si trova immerso nella famosa crisi adolescenziale, mette in dubbio tutto ciò che conosceva di sé fino a quel momento, attraversando domande e pensieri, alla ricerca della propria identità personale che una volta definita gli permetterà di entrare nell’età adulta. Tale fase non è piacevole, a nessuno piace sentirsi continuamente in dubbio e spesso gli adulti in questa situazione non sono molto d’aiuto ai giovani. Nell’intenzione di alleggerire i ragazzi gli adulti ripetono continuamente che non hanno motivo di angosciarsi, che si fanno le paranoie, che stanno esagerando, che sono in un’età dove dovrebbero solo sorridere e divertirsi perché sono fortunati ad aver ciò che hanno. Questo genere di frasi e situazioni, in termini tecnici sono individuati come negazione e minimizzazione del sentire altrui, non aiutano una persona a migliorare la propria autostima, ma anzi inducono nei ragazzi una sorta di doppia sofferenza caratterizzata in primis da ciò che li fa sentire inadeguati e in un secondo momento dal senso di colpa all’idea sperimentare ciò che sentono.


Oggi giorno l’inadeguatezza sociale sembra essere aggravata dal fatto che il continuo confronto con i pari e i propri ideali non sembra limitarsi ad alcune occasioni di scambio e riflessione, ma si estende tramite un continuo specchio di inadeguatezza che viene loro proposto dal mondo dei social network. I giovani sono sottoposti al paragone 24/7, situazione che fatica ad essere compresa dalle generazioni precedenti, in quanto esse non hanno sperimentato cosa possa significare non “staccare mai la spina” dalla rete, ma soprattutto dai pensieri. Se riflettiamo le generazioni più vecchie un tempo, quando tornavano dopo scuola, mettevano in pausa il confronto con i pari e almeno a casa (non chiaramente per tutti) poteva crearsi l’idea di essere un luogo sicuro dove sentirsi adatti ed accettati. Non c’erano le stories Instagram o i video di TikTok a ricordare continuamente quanto perfetti siano gli altri.


Chiaramente va specificato che il malessere adolescenziale non è dovuto necessariamente all’uso dei social network, molto spesso sono proprio le persone più vicine a farci sentire inadeguati e migliorabili. I genitori, pur non volendo, costruiscono dentro di sé, fin dal concepimento, l'immagine del figlio ideale che vorrebbero e inconsapevolmente cercano di direzionare lo sviluppo del figlio verso ciò che ritengono sia auspicabile per lui/lei. 

Il desiderio di un adulto è però molto spesso lontano da ciò che desidera un figlio, il quale si trova a dover porre insieme le aspettative del genitore con le proprie, confuso ed esitante per non deludere sé stesso, ma nemmeno il genitore. È qui che può nascere un blocco evolutivo che, creando del malessere, non permette di costruire un’identità personale fondata su una buona autostima.


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Questo lungo esperimento che prevede migliaia di tentativi ed errori, porta ad un’effettiva crisi perché i ragazzi si possono percepire come divisi in più parti: da una parte devono appartenere ed essere quindi simili al gruppo dei loro pari, da un’altra sono appesantiti dall’idea che le scelte che faranno potranno deludere i genitori, da un’altra parte ancora cercano di tenere tutti i pezzi insieme mostrandosi nel modo più adeguato a seconda delle circostanze. Il rischio maggiore è proprio quello di frammentarsi in diverse parti per riuscire a soddisfare le aspettative altrui. Continuano a fare del loro meglio convinti che se avranno la stima dell’altro potranno percepire una buona stima di sé, ma ciò li conduce distanti da loro stessi rischiando di tradire la propria persona pur di non deludere gli altri.


Nell’ultima parte dell’articolo vedremo in che modalità si esibisce il dolore dei giovani caratterizzati da “un’autostima fasulla” e cosa gli adulti di riferimento possono fare per aiutarli, senza più negare, ma iniziando ad accettare ed ascoltare


l malessere adolescenziale non è dovuto necessariamente all’uso dei social network ma spesso sono le persone più vicine a far sentire inadeguati. I genitori, pur non volendo, costruiscono l'immagine del figlio ideale che vorrebbero e inconsapevolmente cercano di direzionare

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