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Il contributo dell’IRC per una scuola di efficacia educativa

Nella nostra scuola si usa spesso una terminologia che punta su cinque lemmi di notevole consistenza: motivazione, istruzione, formazione, competenze, comunicazione. Si tratta di aspetti che vanno evidenziati non per creare un “miscuglio”, ma per dare la visione del “composto”. Questi termini costituiscono, infatti, un “composto”, perché il rapporto che c’è tra di loro determina la composizione di un’unica sostanza: il processo di educazione della persona. Per una “scuola di efficacia educativa e di qualità” i docenti di religione devono puntare su una azione didattica dell’IRC fondata su una pedagogia come “educazione ben fatta”, così da porre le basi epistemologiche per orientare correttamente e con un lessico appropriato l’esperienza educativa, della formazione e dell’istruzione. Poiché l’educazione implica sempre una relazione interpersonale, è fuor di dubbio che l’IRC, rispetto alle altre discipline, e per come è collocato nel quadro delle finalità della scuola, ha un ruolo decisivo ed importante nell’educazione della persona ed esige un supplemento di motivazione sia nel docente che insegna tale disciplina, sia nell’allievo, il quale, come sappiamo, è chiamato ogni anno a fare la scelta dell’avvalersi o meno di tale insegnamento.

Per un’attività didattica motivata

Per una didattica laboratoriale nell’IRC, non c‘è dubbio che, in una scuola che vuol dirsi “di efficacia educativa e di qualità”, c’è proprio bisogno di questo “scatto di motivazione”. Se c’è motivazione ci può essere successo scolastico; senza motivazione si rischia il fallimento. Docenti motivati possono motivare i propri studenti. La motivazione è infatti ciò che induce un docente ad una determinata azione didattica; è ciò che spinge il comportamento di un docente verso una data meta. La motivazione, insomma, svolge fondamentalmente due funzioni: attivare e orientare comportamenti specifici. E la motivazione non può essere relazionata solo al legittimo corrispettivo economico; questo è importante e va sicuramente tutelato, ma non bisogna dimenticare che la funzione docente è di una responsabilità decisiva perché oggi tra i banchi di scuola noi formiamo le generazioni che dovranno assumersi responsabilità nel prossimo futuro, e ciò che loro saranno dipende anche da noi. Ecco perché è importante questo “scatto di motivazione”. Nella scuola che vuol definirsi “di qualità”, i docenti di religione, attraverso le loro competenze disciplinari, devono poter contribuire con un insegnamento della religione che possa connotarsi come:

  1. Irc dell’educazione integrale della persona, che colloca lo studente nel mondo e lo aiuta ad acquisire una immagine sempre più chiara ed approfondita della realtà sociale;

  2. Irc che sa orientare, che mira all’orientamento di ciascuno studente e favorisce l’iniziativa del soggetto per il suo sviluppo psichico, fisico, intellettuale;

  3. Irc della motivazione e del significato, cioè capace di dare agli allievi le ragioni del “perché” si studia la religione , che non deve apparire “un luogo meramente confessionale” ma un “luogo culturale” dove il cristianesimo si incontra con altri sistemi di significato, con la vita di oggi e dove il docente è impegnato a offrire conoscenze e far nascere abilità disciplinari e interdisciplinari sulle effettive capacità di ogni studente, utilizzando le modalità più motivanti e ricche di senso;

  4. Irc della prevenzione dei disagi e del recupero degli svantaggi : la migliore prevenzione è l’educazione, e il docente di religione, più di ogni altro, deve potere e sapere leggere i bisogni e i disagi dei preadolescenti e deve intervenire prima che si trasformino in malesseri, disadattamenti e abbandoni ed evitando così di lasciare indietro qualcuno;

  5. Irc della relazione educativa, ove alla logica dello scambio (la scuola dà una cosa lo studente contraccambia con qualcosa di altro)si sostituisca quella della relazione educativa, che implica l’accettazione dello studente e il prendersi cura di una persona che deve crescere verso la maturità culturale;

  6. e infine, un Irc dell’ identità chiara, senza complessi e sindromi, capace di assolvere il compito di accompagnare il bambino, il preadolescente e il giovane verso la maturità culturale e umana.

In una “scuola dal volto educativo”, in cui parliamo di educazione, formazione, istruzione, competenze disciplinari, capacità comunicative, qual è lo specifico apporto dell’IRC? L’IRC non può essere una semplice ora di dibattito sull’attualità(arena), né un auditorium in cui si travasano, specie se la classe lo permette, mere conoscenze religiose, ma deve tende a diventare nell’ottica della scuola pensata da Don Milani, “laboratorium” ove si pone in essere una didattica per competenze mediante la quale porre gli studenti di fronte a questioni tematiche, a interrogativi esistenziali ed educativi inerenti il percorso proposto. Nella lezione “laboratorium” gli allievi, singolarmente o in gruppi, devono poter esprimere critiche, pareri, dubbi, incertezze, perplessità, adesioni e contestazioni. Compito del docente non è quello di affermare “hai detto bene, hai sbagliato”, ma quello di far emergere domande e problemi e di facilitare un confronto dialettico tra gli studenti, proprio come in un “forum”. Sul piano operativo, il docente può offrire alcuni documenti: una frase, un testo breve, un video di pochi minuti, un’ intervista e quant’altro possa fare da prologo all’apertura del dialogo. è sufficiente rendere qualitativa una lezione dando spazio ad un dialogo mediante il quale possa emergere il pensiero della classe sull’argomento oggetto del percorso didattico. E’ altresì importante che il docente rilevi in “che modo” ogni allievo si approccia al problema, quali “criteri di riflessione utilizza”, “se e come” fonda i suoi ragionamenti, e in questo senso la lezione diventa un momento in cui il docente può rilevare competenze. Per una qualità dell’azione educativa didattica la classe deve essere messa a confronto con posizioni di pensiero e ragionamenti propri della religione cattolica attraverso la selezione di documenti: brani del libro di testo, articoli, filmati brevi, canzoni, interviste che abbiano alcune caratteristiche: a) sinteticità e scorrevolezza di linguaggio; b) contengano un nucleo di riflessione chiaro e semplice; c) siano interdisciplinari e motivanti all’ascolto; d) abbiano un aggancio con la realtà quotidiana nella quale vivono gli studenti; e) convergano all’unità del percorso didattico. Spetta al docente agire con dinamicità motivante, approfondire con una ermeneutica lineare e coinvolgente i documenti scelti, per far comprendere agli studenti che esiste una “riflessione altra”, diversa cioè da quella che ognuno può avere e con la quale occorre confrontarsi per arricchire le conoscenze e per aprirsi a visioni altre della vita. E quando su queste dinamiche il livello dell’insegnamento è alto, l’educazione diventa “qualitativa ed incisiva ” e può contribuire a formare “buoni cittadini”.

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