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IRC e bioetica: le manipolazioni genetiche tra nodi etici e posizioni delle varie religioni

Uno dei campi di interesse della bioetica è sicuramente quello delle cosiddette manipolazione genetiche. Oggi la ricerca e le biotecnologie tentano sempre più di modificare il patrimonio genetico per varie ragioni: di utilità tecnica, clinica, scientifica. Molti si domandano, frequentemente, perché si deve limitare l’azione della medicina in questo campo, quando grazie a queste ricerche si possono eliminare e curare tante malattie genetiche?

La questione va affrontata a largo raggio. In se stesse le biotecnologie utilizzate nel campo della genetica non sono cattive; è l’uso che se ne fa a renderle eventualmente buone o cattive e a creare problemi etici. Se l’intervento della medicina ha una finalità diagnostica, cioè cerca di leggere il DNA per individuare possibili malattie e malformazioni, allora, come nel caso della diagnosi genetica prematrimoniale, l’etica non solleva alcun problema di liceità; se, ancora, le finalità sono essenzialmente terapeutiche, come nel caso di tecniche utilizzate per produrre ormoni tipo l’insulina e l’interferone, utili alla cura di varie malattie come il diabete, è evidente che il giudizio etico non può che essere positivo.

Il problema morale si pone quando le manipolazione genetiche non hanno finalità di cura ma di mera ricerca, in quanto tendono, ad esempio, a selezionare individui umani “perfetti”, a selezionare la specie umana, a migliorare una particolare popolazione umana fino al punto di creare le condizioni di un dominio biologico e di una disuguaglianza razziale. In questo caso la bioetica cattolica esprime una valutazione fortemente negativa.

La riflessione teologico-morale ritiene che le biotecnologie, nel campo della genetica, non possono essere utilizzate offendendo il rispetto della dignità dell’uomo né possono sostituirsi all’azione creatrice di Dio, modificando così il progetto divino . A volte, anche nella cultura cristiana del nostro tempo , circolano domande del tipo: se un genitore desidera avere un figlio con un talento in più, per cui cerca di ricorrere ad un atto di manipolazione genetica migliorativa, perché dovrebbe essere sbagliato? In fondo a chi fa del male? Che male c’è a volere il meglio anche per i geni del proprio figlio? Per l’etica cristiana appare alquanto paradossale l’idea di selezionare la vita umana come se si trattasse di scegliere il colore di una parete e di acquistare una casa. Volendo tuttavia affermare che il miglioramento genetico porti dei vantaggi e sia eticamente lecito, c’è da chiedersi se scelte del genere non conducano ad una società razzista.

In ultimo, sul discorso delle manipolazione genetiche c’è da chiedersi: ma qual è la posizione delle diverse religioni su questa problematica? Induismo e buddismo non hanno una posizione uniforme, anche se in generale guardano positivamente le biotecnologie lasciando alle coscienze individuali la possibilità di decidere sui singoli casi. Per quanto riguarda le religioni monoteistiche, mentre l’islam considera lecite le tecniche di manipolazione genetica, purché non apportino danni fisici e morali, l’ebraismo è diviso tra coloro che le condanna tutte, senza alcuna distinzione di scopi, e coloro che ne sostengono la legittimità basandosi su un testo di Genesi 1,28: “Dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente che striscia sulla terra”.

Nell’ambito del cristianesimo, infine, le posizioni appaiono diversificate tra protestanti, ortodossi e cattolici. I primi hanno una maggiore apertura verso le manipolazioni genetiche poiché si basano su considerazioni più umane che teologiche, mentre gli ortodossi condannano in modo categorico le tecniche di manipolazione genetica perché interferiscono nel progetto creatore di Dio. Il cattolicesimo proclamando il valore della sacralità della vita e ponendosi a tutela del primato dell’azione creatrice di Dio, ritiene non ammissibili, sul piano etico, tutte quelle tecniche manipolative che non soltanto fanno perdere valore alla dignità dell’uomo, ma tendono a sostituirsi a Dio modificando e interferendo nel suo progetto divino, tant’è che il Catechismo della Chiesa cattolica al n. 2294 afferma: “E’ illusorio rivendicare la neutralità morale della ricerca scientifica e delle sue applicazioni. D’altra parte, i criteri orientativi non possono essere dedotti né dalla semplice efficacia tecnica, né, peggio ancora, dalle ideologie dominanti. La scienza e la tecnica richiedono, per il loro stesso significato intrinseco, l’incondizionato rispetto dei criteri fondamentali della moralità; devono essere al servizio della persona umana, dei suoi inalienabili diritti, del suo bene vero e integrale, in conformità al progetto e alla volontà di Dio”.

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