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Immagine del redattoreAlberto Piccioni

"L’ironia” nella Bibbia: intervista a Isabella Guanzini

Intervista a Isabella Guanzini, ordinaria di teologia fondamentale all’Università Cattolica di Linz.
Bibbia Isabella Guanzini

L’ironia può essere strumento per deporre ogni ideale di potere, sopruso, dogmatismo e assolutismo. Ce lo suggerisce la rivelazione biblica secondo Isabella Guanzini professoressa ordinaria di teologia fondamentale all’Università Cattolica di Linz. 


Rivelazione e ironia sembrano concetti apparentemente contrastanti. Come li possiamo collocare nel contesto religioso, teologico, attuale in cui sembra prevalere la "serietà" e a volte la drammaticità delle narrazioni di tipo religioso/identitario?


Accostare una delle categorie fondamentali della storia della teologia biblico-cristiana alla pratica o strategia discorsiva dell’ironia può apparire una scelta dissacrante - risponde la teologa -  subito sembra imporsi un desiderio di profanazione o di sovversione di ciò che nella cartografia di molte tradizioni religiose occupa un posto sorgivo e perciò non-decostruibile, ossia non ironizzabile. Eppure, anche Socrate usava l’ironia per protestare contro l’arroganza, la superbia e l’idolatria, e per rendere l'interlocutore consapevole dei propri limiti. L’ironia non ha affatto un carattere denigratorio, ma generativo di una verità più profonda. Il risveglio religioso contemporaneo, in cui si osserva una riformulazione della tradizione, ossia uno spostamento dalle forme religiose tradizionali a favore di forme più fondamentaliste e carismatiche, è del tutto anti-ironico. Appare connesso alla teatralizzazione di una fede ossessionata dalla questione dell’identità e dei valori e dall’esigenza di una “verità da dire” senza scarti. Credo che l’ironia come pratica della discrezione e del pudore, della domanda costruttiva e non distruttiva, sia una istanza luminosa, una forma di protesta sia contro questa mania religiosa contemporanea, sia contro la depressione di certe visioni del tutto disilluse rispetto al senso della verità, cariche di un cinismo essenzialmente antiumanistico.


Potrebbe condividere un esempio che mostri come l'ironia possa essere un veicolo nella comprensione della fede cristiana?


Un luogo esemplare nella Bibbia è per me la rivelazione di Dio a Mosè nel libro dell’Esodo, che è l’unico passaggio biblico in cui Dio rivela il proprio Nome in prima persona, «Dio disse a Mosè: “Io-sarò-colui-che-sarò”. Poi disse: “Così dirai ai figli di Israele: “Io-sarò” mi ha mandato a voi”» (Es 3,14). È il famoso Tetragramma YHWH, di cui però non si conosce la corretta pronuncia, perché non è certo quali vocali appartengano alle quattro consonanti che lo compongono. L’ironia iscritta in questa forma di rivelazione è insieme una decisiva indicazione di metodo rispetto a qualsiasi discorso su Dio: proibisce infatti l‘uso idolatrico e magico del Nome, rendendo impossibile qualsiasi forma di manipolazione, strumentalizzazione o ideologizzazione. L’ironia della rivelazione sta nel fatto che essa nasconde almeno quanto rivela: è letteralmente ri-velazione, ossia ciò che preserva il proprio residuo indisvelabile. Come afferma Karl Barth, Dio rivela soprattutto il suo mistero.



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