Recentemente è apparso sul Corriere della Sera un bellissimo articolo di Beppe Severgnini in cui raccontava la sua infanzia al “Montessori” di Crema, concludeva così il suo scritto: “Ogni volta che esco dal Montessori mi sento sollevato e penso: e se fosse questa la vera scuola degli italiani? Cavarsela da soli, inventare e costruire, rendersi utili, litigare e far pace, capire cosa è giusto e cosa è sbagliato. Compatire gli schiocchi e ignorare gli attaccabrighe. Evitare di farsi sbaciucchiare dalle autorità. Cercare di non farsi male”. [1]
Maria Montessori nacque a Chiaravalle (AN) il 31 agosto 1870, esattamente 150 anni fa. E’ stata educatrice, pedagogista, medico, neuropsichiatra infantile, filosofa e scienziata. In Italia, fu una tra la prima donna a laurearsi nella facoltà di medicina. Nei primi anni del Novecento le fu proposto di aprire una scuola per i figli delle famiglie operaie del quartiere San Lorenzo di Roma. Fu la prima casa dei bambini, un modello di scuola che diventerà celebre in tutto il mondo. Negli anni scrisse libri e vide moltiplicarsi le sue scuole montessoriane in tutta Europa e negli Stati Uniti.
Per lei la disciplina deriva dal “lavoro libero”; essa nasce solo quando nel bambino emerge l’interesse autentico, ossia quando egli sceglie il lavoro assecondando il proprio istinto, capace di procurare uno stato di raccoglimento assoluto. Compito dell’insegnante sarà lavorare al mantenimento di questo stato tramite l’educazione al movimento. Sostiene che sia proprio il movimento a giocare un ruolo centrale, poiché la personalità si forma con il crescere all’unisono di facoltà psichiche e facoltà motorie. È quando il bambino impara a muoversi seguendo uno scopo che sia connesso con l’attività psichica che saprà dirigere la propria volontà; solo allora sarà disciplinato.
La Montessori ideò il suo metodo mentre l’educazione infantile era molto rigida. Come scrisse nel libro La scoperta del bambino, i bambini erano costretti in banchi dai quali non potevano muoversi e l’insegnamento era impartito in modo forzatamente nozionistico. Molte idee del suo metodo – l’uso di arredamento di dimensioni adeguate tutto “a misura di bambino”, il divieto di dare voti o giudicarlo in alcun modo – oggi risultano entrate nell’educazione di tutte le scuole dell’infanzia. Che sia il caso di rileggere qualche suo scritto? Buon anno scolastico.
1. Severgnini B., Corriere della sera, 25 giugno 2020.