Abbiamo scelto di aprire questo nuovo anno scolastico con un gesto altamente simbolico e eclatante: la consegna alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e al Ministero dell’Istruzione di oltre 15000 firme raccolte dallo Snadir per richiamare l’attenzione e la responsabilità della politica sul tema del precariato degli insegnanti di religione. Il messaggio è chiaro, trasparente: mettiamo una volta per tutte, nelle mani di chi decide, le istanze che provengono direttamente da chi da anni subisce le scelte infelici di certa politica e che a gran voce sta provando a cambiare le cose.
Nella prospettiva di riscattare gli insegnanti di religione da una condizione ormai indigeribile di precarietà e con la volontà di raggiungere questo scopo senza ingaggiare guerre, ma attraverso il confronto sano con chi di dovere, ci siamo mossi in questi mesi affinché le nostre azioni facessero da cassa di risonanza a un problema che affligge un’intera categoria di insegnanti, ingiustamente esclusi da ogni procedura di stabilizzazione. Abbiamo organizzato numerosi sit-in e manifestazioni coinvolgendo in prima persona i nostri iscritti e condividendo le loro storie: nelle mattine assolate di giugno e luglio, davanti al Ministero dell’Istruzione, docenti provenienti da tutta Italia hanno testimoniato, con la forza dei loro racconti di vita personale, l’urgenza di vedersi riconoscere le stesse opportunità dei precari che insegnano altre discipline, senza discriminazioni tra i lavoratori della scuola. Volevamo dimostrare che il precariato non si svela nei numeri e nelle statistiche, ma nelle storie di chi ogni giorno vive gli esiti di una vera e propria discriminazione che offende la dignità lavorativa e personale. Volevamo che la nostra protesta avesse le facce dei suoi protagonisti: uomini e donne che da anni lavorano in condizioni atipiche di instabilità, le cui esperienze devono entrare di diritto in questo grande dibattito sul lavoro, di cui loro sono le uniche vittime. È per loro, e attraverso di loro, che abbiamo scelto di sollevare interrogativi che meritano risposte. Primo tra tutti: Perché? Perché questi docenti sono stati condannati dalla politica a vivere la loro professione (che svolgono nel pieno rispetto della missione educativa cui sono chiamati a rispondere) senza tutele o garanzie da parte dello Stato? Occorre, allora, una risposta concreta che passi per la promozione dei seguenti diritti:
una procedura straordinaria non selettiva per i docenti di religione con almeno 36 mesi di servizio;
lo scorrimento annuale delle graduatorie della procedura straordinaria sino a totale esaurimento di ciascuna graduatoria;
lo scorrimento della Graduatoria di Merito del 2004 in modo da raggiungere il suo completo esaurimento;
l’aumento delle dotazioni organiche dal 70% al 90% in un triennio.
Continueremo a porre la questione nelle sedi opportune, come abbiamo fatto nei mesi appena trascorsi e negli ultimi incontri di questo mese con i rappresentanti della Presidenza della Cei e con il presidente della VII Commissione del Senato, Sen. Riccardo Nencini. Vogliamo che questo nuovo anno scolastico inizi così, rinnovando il nostro impegno per tutti i docenti di religione: faremo tutto ciò che è in nostro potere per far sì che la grande forza educativa dell’Irc venga finalmente riconosciuta e che le legittime richieste dei docenti precari vengano accolte definitivamente, garantendo loro un futuro con nuove prospettive di stabilizzazione e consolidamento della vita professionale.