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Antonio – Perugia

Noi tutti abbiamo un sogno: vedere gli insegnanti di religione trattati come gli altri docenti… Antonio di Perugia, insegnante di Religione da 9 anni.

Caro ministro, Sono Antonio e oggi sono qui con tutta la mia famiglia: mia moglie e le mie due figlie di 5 e 13 anni. Veniamo dalla verde Umbria, da Perugia e insegno religione dal 2012. Sono qui, perché I have a dream. Anzi: we have a dream. Io ho un sogno: quello di guardare negli occhi le mie figlie e smettere di sperare di stare sempre in salute perché il contratto a tempo determinato non ci tutela pienamente. Io ho un sogno: quello di andare in banca per fare un mutuo o chiedere un prestito e smettere di sentirmi dire “no” oppure “per avere accesso al prestito devi trovare dei garanti”. Io ho un sogno: che un giorno questa Nazione si leverà in piedi e vivrà fino in fondo il senso della sua Costituzione, perché noi qui presenti riteniamo ovvia questa verità: che tutti i docenti sono uguali, ma purtroppo non è così. Io ho un sogno: quello di veder riconosciuta la mia esperienza pluriennale di servizio. Noi docenti di religione, proprio come i colleghi di altre discipline, ci spendiamo con dedizione non solo nell’insegnamento, ma ricopriamo incarichi, anche importanti, all’interno delle nostre scuole; facciamo infatti parte di comitati di valutazione; molti di noi sono referenti o fanno parte delle funzioni strumentali, altri sono animatori digitali o coordinatori dell’educazione civica, altri ancora sono collaboratori del DS o referenti di plesso. Io ho un sogno: non sentire più inesattezze, sciocchezze e pregiudizi su di noi e sulla nostra Disciplina. Siamo lavoratori della scuola, siamo nella scuola secondo le finalità proprie della scuola, siamo cittadini e funzionari dello Stato italiano. Per questo noi tutti abbiamo un sogno: vedere gli insegnanti di religione trattati come gli altri docenti, perché è compito esclusivo dello Stato decidere le modalità di assunzione degli IDR. La legge 186 del 2003 prevedeva concorsi ogni 3 anni, ma così non è stato (lo Stato ha disatteso una legge dello Stato) e sono passati 17 anni dall’unico e ultimo concorso. Basta discriminazioni: l’art.1 bis della legge 159 del 2019 non risolve il problema, non sana il torto subito, anzi rischia di far uscire dalla scuola docenti con competenze acquisite sul campo per far entrare persone con conoscenze memorizzate sui libri. Basta discriminazioni! Basta precariato storico, direi cronico e, non per colpa nostra, ma per colpa di una politica che non vuole offrire risposte. Non rubateci il futuro. Non rubate il futuro dei nostri figli. Ascoltateci, ascoltate le richieste e le proposte dello Snadir.

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