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Dalla SLA alla laurea in Teologia: è la storia di Michele

Un segno di speranza alla Facoltà Teologica di Sicilia

Scorso 27 giugno: per la prima volta nella lunga storia dell’ateneo, si è laureato uno studente affetto da SLA. La sua tesi, dal titolo ‘La disabilità vista secondo gli occhi del Dio di Gesù Cristo’ corona un percorso non solo di studio ma soprattutto di instancabile che testimonia Fede e resilienza
SLA e laurea in teologia

Un momento storico e di profonda emozione lo scorso 27 giugno alla Pontificia Facoltà Teologica di Sicilia dove, per la prima volta nella sua lunga storia accademica, si è laureato in Teologia un uomo straordinario: Michele. È il primo studente affetto da SLA a conseguire questo prestigioso titolo. La sua tesi, dal titolo ‘La disabilità vista secondo gli occhi del Dio di Gesù Cristo’ ha coronato un percorso non solo di studio, ma soprattutto di instancabile testimonianza di fede e resilienza. Il professore Don Vito Crapanzano, relatore della tesi di Michele, ha voluto dedicare al neolaureato una toccante lettera aperta, intitolata: "Michele, segno di speranza: dalla SLA alla laurea in Teologia". Una missiva che ripercorre il loro legame e il significato profondo di questo traguardo. Don Vito Crapanzano conosce Michele da più di vent’anni da quando entrambi condividevano la stessa parrocchia a Barrafranca, nel cuore della Sicilia. Un’amicizia e una fede che, nonostante le strade diverse intraprese nella vita, non si sono mai interrotte. Ora, Michele si erge come un simbolo vivente di speranza e di una testimonianza cristiana autentica.


Dalla SLA alla laurea in Teologia: un segno di speranza e resilienza


La decisione di Michele di intraprendere il percorso di studi in Teologia è maturata durante la pandemia, in un periodo di incertezza globale e isolamento. Da casa, grazie alle lezioni online e al sostegno costante della moglie Stella e dei suoi tre figli, Michele ha affrontato giorno dopo giorno la sclerosi laterale amiotrofica (SLA), una malattia che da 18 anni lo ha reso dipendente dalla cura degli altri. Eppure, come sottolinea Don Crapanzano, "in tutto questo tempo, Michele non ha mai smesso di seminare speranza, divenendo egli stesso segno di contraddizione, proprio come il Figlio dell’Uomo". La sua è la contraddizione di chi, pur avendo ogni motivo per disperare, scrive di gioia e speranza, e il paradosso di chi, pur non potendo muovere un dito, riesce a "muovere centinaia di persone intorno a sé”. Michele stesso racconta: “Dopo aver riconosciuto la malattia come parte di me, ho deciso di impiegare il mio tempo libero per comprendere meglio la mia fede cristiana, a volte incomprensibile senza afferrare l’ermeneutica del linguaggio teologico. È stato un triennio ricco di scoperte di vita”.


Durante il suo percorso accademico, Michele ha sviluppato una profonda consapevolezza: essere cristiani è uno stile di vita che tocca "le midolla del vivere e non solo la testa", plasmato a misura di Gesù Cristo. Citando il Vangelo di Giovanni, afferma con forza: "La verità vi renderà liberi ed io sono libero, nonostante la malattia". Il suo è un cristianesimo tangibile, una speranza concreta che si traduce in una libertà autentica. "Oggi posso dire – afferma con convinzione – che è l’uomo a porre limiti alla sua piena umanità, a differenza del Dio di Gesù, che vede ogni persona nella propria pienezza di vita”. La discussione della tesi di Michele è stata un "alto momento di Teologia incarnata e della speranza" per l'intera Facoltà Teologica di Sicilia, circondato dall'affetto di amici e compagni di cammino. La sua stessa vita, narrata teologicamente nella tesi, offre una risposta profonda e credibile alla domanda centrale del suo studio: non il perché della sofferenza, ma la prospettiva da cui guardarla. "La realtà non cambia – conclude Don Crapanzano – sono gli occhi che cambiano: ecco la trasformazione dello sguardo e la prospettiva critica che diventa nuovo criterio interpretativo della stessa esistenza". Michele ci ricorda che la vera libertà nasce dall’amore, che la speranza può fiorire anche nella fragilità, e che la fede autentica non conosce limiti di corpo né di tempo. Citando il poeta austriaco Reiner M. Rilke, Don Crapanzano riflette sul significato della vita di Michele: “Una vita bella e virale che chiede una profonda revisione ai nostri criteri di felicità e ci interpella profondamente svegliandoci all'esistenza"


"La verità vi renderà liberi ed io sono libero nonostante la malattia". Un cristianesimo tangibile, una speranza che si traduce in una libertà autentica. "E’ l’uomo a porre limiti alla sua piena umanità a differenza del Dio di Gesù che vede ogni persona nella propria pienezza di vita”. La discussione della tesi di Michele è stata un "alto momento di Teologia incarnata e della speranza" per l'intera facoltà.

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