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Il 14 settembre è arrivato: problemi e opportunità

In questo edotoriale non possiamo che parlare di riapertura scuole. Il 14 settembre è arrivato, ma i dibattiti e le riflessioni sulla ripartenza non sono ancora chiusi. Tra i nodi problematici più difficili da sciogliere c’è la questione delle responsabilità che rimanda agli operatori scolastici e in modo particolare ai dirigenti.

Il problema è sorto sulla base dell’articolo 42 del decreto-legge 18/2020 che equipara la responsabilità dei presidi in materia di sicurezza a quella dei datori di lavoro.

Il covid sembrerebbe dunque equiparato a un incidente sul lavoro. I presidi sono subito scesi in campo, chiedendo al governo di rivedere la norma sulla sicurezza negli ambienti di lavoro e di predisporre almeno un’aula in ogni scuola per accogliere gli eventuali casi sintomatici di coronavirus o sospetti tali.

Chiaramente, dato il contesto scolastico, tale responsabilità penale imputabile ai dirigenti scolastici risulterebbe eccessiva. È evidente che non si può pretendere da un dirigente scolastico, per quanto affiancato da un responsabile del servizio di prevenzione e protezione e da un medico competente, il possesso e l’esercizio quotidiano di competenze che spaziano dalla logistica alla virologia e che possa essere condannato in caso di infortunio derivante da un numero di cause così differenziate.

Su questo punto sembrerebbe che i dirigenti siano stati tranquillizzati, tramite una Nota ministeriale (che ha carattere informativo interno al ministero dell’istruzione): se il dirigente scolastico attua il protocollo sanitario allora non gli si può imputare nulla. Però fino ad oggi non c’è nessuna norma di legge specifica che rassicuri in tal senso i Dirigenti scolastici.

Tale controversia ha sviato l’attenzione dai docenti. Essi non possono essere equiparati ai Dirigenti scolastici per funzioni e responsabilità, ma per loro valgono le regole di sempre codificate e confermate da molte sentenze. Essi sono responsabili dei danni cagionati dal fatto illecito dei loro allievi su sé stessi o verso gli altri, nel tempo in cui sono sotto la loro vigilanza.

Quindi, mentre i dirigenti devono stilare il protocollo di sicurezza locale, attenendosi ai criteri nazionali. Gli insegnanti devono applicare tali linee, consapevoli che non potranno controllare tutte le variabili di una situazione divenuta più complessa per via del Coronavirus. Da qui la possibilità di incorrere in denunce per inottemperanza agli obblighi di vigilanza.

Pertanto, l’inosservanza delle regole di prevenzione e sicurezza da contagio covid all’interno dei locali scolastici determina una responsabilità diretta anche dei docenti chiamati a valutare tutti i rischi per gli studenti attraverso adeguate misure di protezione per evitare la diffusione del Coronavirus nelle classi e attraverso la rigorosa applicazione di tutti i contenuti delle Linee Guide del comitato degli esperti e dei Protocolli di sicurezza per garantire l’avvio dell’anno scolastico.

Il punto adesso è un altro: quella dell’autonomia scolastica è una grande opportunità. Se correttamente applicata, può rappresentare quel valore aggiunto capace di coinvolgere con responsabilità tutti i soggetti interessati per cercare di creare un sistema integrato fortemente rinnovato e dare concrete e adeguate risposte alle moderne istanze che investono l’educazione, l’istruzione la formazione.

Poi c’è da dire un’altra cosa: non bastano le innovazioni legislative per rinnovare la scuola se ad esse non fanno seguito atti concreti e risposte serie, anche dal punto di vista economico, di risorse ed investimenti.

Posti DOCENTI disponibili al 1° settembre 2020:

  1. 84.808 posti di docenti da assumere in ruolo (assunti circa 18.000)

  2. 6.600 posti di docenti di religione da assumere in ruolo (assunti 472)

  3. 14.142 posti di docenti per l’adeguamento dell’organico di fatto

  4. circa 80.000 posti di docenti di sostegno in deroga

  5. circa 60.000 docenti organico covid

  6. circa 215.000 posti da coprire con supplenze

Reclutamento docenti:

  1. Meno di 500 assunzioni per «chiamata veloce» su 2.500 domande

  2. Complice del Flop il D.L. 126/2019

  3. che ha istituto il blocco quinquennale per tutti i docenti neoassunti dall’a.s. 2020/21

Reclutamento docenti:

  1. Effettuate 18.254 immissioni in ruolo su un contingente di 84.808; il 21,5%

  2. Effettuate 472 immissioni in ruolo su posto di religione su un contingente di 6.600; il 7,2%

  3. Assunti meno di 2.000 docenti per il sostegno a fronte di 21.000 posti

Risorse per la scuola:

  1. Stanziati 1,6 Miliardi di euro

  2. Fabbisogno per mettere la scuola nelle migliori condizioni per ripartire: 12 Miliardi di euro

Questa situazione di emergenza poteva essere utilizzata per rimettere al centro la scuola e l’istruzione, quindi intervenire con efficacia per risolvere i problemi decennali delle classi affollate, dell’assunzione dei precari, dell’edilizia scolastica.

Invece, come accade da sempre, l’attenzione sociale e politica per gli aspetti che davvero confermerebbero quella volontà di cambiamento tanto dichiarata dal governo fin dal suo insediamento è stata e continua ad essere piuttosto fragile, al di là di qualche occasionale intervento che ha soltanto accresciuto la confusione in un sistema che andrebbe rivisto globalmente.

Non dimentichiamo che nel periodo di lockdown i docenti hanno messo avanti l’etica professionale prima delle disposizioni contrattuali, svolgendo la didattica a distanza (anzi meglio chiamarla per quello che è stata veramente “insegnamento remoto di emergenza”).

Deve essere chiaro al Governo e alla Ministra dell’istruzione che l’emergenza sanitaria non può essere utilizzata per cambiare – senza un confronto serio con le parti sociali – il sistema di istruzione e lo stato giuridico dei docenti, assicurato dalla Costituzione, dalle norme e dai CCNL.

Quindi nessuna nuova modalità didattica, nessun nuovo modello di orario potrà essere attivato “autonomamente”, superando i contratti di lavoro e le rappresentanze dei docenti.

Occorre un tavolo negoziale con le organizzazioni sindacali rappresentative per definire in questo periodo un nuovo e adeguato contratto di lavoro. Ma per fare bene e stabilire i nuovi impegni di lavoro occorre un tempo giusto per ripensare la “professionalità del docente” in un quadro normativo che non può essere più quello attualmente vigente.

Le soluzioni prospettate (reperimento locali, aumento dell’organico del personale della scuola, nuove modalità didattiche, nuovo contratto di lavoro dei docenti) sono in linea con le Raccomandazioni specifiche proposte dalla Commissione europea e approvate dal Consiglio europeo il 21 luglio 2020, e con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza elaborato dal Governo (presentato il 15 settembre 2020). La scuola, oltre alla Sanità pubblica, deve riceve una parte importante dei 208,8 miliardi assegnati dall’Europa all’Italia tramite il meccanismo del Recovey found.

Il mio auguro è che si possa agire per creare quei presupposti che serviranno a elaborare concrete proposte atte a favorire in generale una migliore qualità della scuola e garantire migliori livelli di efficienza, diversamente, significherebbe solo continuare a perseguire vecchi modelli che evidenziano quell’assenza di progettualità che impedisce il vero cambiamento.

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