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Immagine del redattoreRosaria Di Meo

L’evoluzione etica nello sviluppo socio-personale di Heinz Werner


evoluzione etica

La formazione dei controlli morali interni, è significativamente influenzata dal ruolo assunto dalla famiglia, dal gruppo dei pari e dalle altre istituzioni che circondano il fanciullo.


La concezione di Heinz Werner definisce il principio di evoluzione etica nello sviluppo socio-personale del bambino in una crescente differenziazione e gerarchizzazione di parti che si esplica in ciò che lo psicologo viennese definisce: «fusione versus distinzione; rigidità versus flessibilità; labilità versus stabilità e diffusione versus articolazione», per esprimere il transito da un rapporto rigido ad uno flessibile con la realtà e l’ambiente.


La disposizione iniziale presenta il passaggio fondamentale da una primitiva indifferenziazione ad una netta distinzione tra ruoli esterni di carattere sociale e interni di natura personale; con la crescita l’originario e rigido funzionamento della psiche infantile, fondato esclusivamente su atteggiamenti soggettivi e oggettivi, si stempera lentamente acquisendo elasticità, di conseguenza matura la riflessione sulle oscillazioni dell’Io che caratterizzano il bambino di pochi anni il quale crede di poter assumere un’identità differente indossando abiti diversi. La stessa variabilità è riscontrabile con maggior evidenza nel gioco allorquando l’infante crea amici immaginari o scinde la sua persona in due personalità opposte, una buona ed una cattiva, tale labilità verrà superata nel corso dello sviluppo, in virtù di un’integrazione che permetterà ai differenti aspetti di coesistere armonicamente e compiutamente. A questo punto, si colloca l’ultimo assetto proposto da Werner, allorché chiedendo al fanciullo di valutare, ad occhi chiusi, la grandezza della propria testa, egli la sopravvaluterà fino a quando l’articolazione ontogenetica del limite tra sé stesso e l’ambiente prenderà il sopravvento.


In tal modo, se in un primo stadio di eteronomia morale, che va dai sei ai sette anni, l’incapacità di valutare adeguatamente il punto di vista degli altri e il rispetto quasi sacrale per gli adulti spinge il bambino ad accettare le regole morali che gli provengono proposte dall’esterno e a considerarle inviolabili, nello stadio successivo dell’autonomia morale la capacità di penetrare la visione altrui delle cose si configura come  l’inizio della possibilità di modificare le norme in collaborazione con i coetanei, abbandonando quelle vecchie quando risultano inadeguate agli scopi comuni.

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