Una riflessione circa l’audizione del Ministro Fioramonti
Martedì 5 novembre, dinanzi alle Commissioni istruzione e cultura riunite di Camera e Senato, il ministro Fioramonti ha presentato le linee programmatiche del suo dicastero.
Sollecitato dalla numerose domande sul tema del precariato, il Ministro ha prospettato un reclutamento da attuarsi con procedure fluide e ravvicinate nel tempo. Ha ribadito che il “Decreto Legge Scuola” individua due linee di intervento, quella del concorso ordinario e quella del concorso straordinario, quest’ultimo da tenersi entro il 2019. Si tratta di un concorso straordinario finalizzato anche a ottenere l’abilitazione per coloro che hanno maturato un servizio di almeno 36 mesi sia nelle scuole statali sia in quelle paritarie. Il Ministro ha anche specificato che il concorso straordinario prospetta una procedura semplificata, sia per numero di prove sia per la struttura delle stesse.
Rispondendo poi al Sen. Pittoni sul tema del precariato degli insegnanti di religione il Ministro ha premesso che la materia trova fondamento nel Concordato e ha poi specificato che per tali docenti non è prevista l’attivazione di procedure di reclutamento ulteriori rispetto a quelle che già esistono.
Dalle parole del Ministro sembrerebbe che egli abbia inteso la sollecitazione del Sen. Pittoni come finalizzata all’assunzione di nuovi insegnanti di religione e non come stabilizzazioni di docenti precari già in servizio da anni in organico di diritto. Se la nostra impressione è fondata, a maggior ragione si rende necessario un incontro urgente di tutte le sigle sindacali con il Ministro per ribadire che anche gli insegnanti di religione hanno diritto di accedere ad una procedura concorsuale straordinaria, fatti salvi i necessari adattamenti di struttura e di contenuti derivanti dal loro specifico status giuridico.
Il riferimento al Concordato, fatto dal Ministro, evidenzia l’equivoco derivante dal sovrapporre l’obbligo di garantire l’insegnamento della religione nelle scuole di ogni ordine e grado, con la necessità di garantire uguali diritti a tutti i lavoratori precari in tema di assunzioni.
Una necessità che si fa più forte se si pensa che la “Quarta indagine nazionale sull’insegnamento della religione cattolica in Italia a trent’anni dalla revisione del Concordato”, edita da Elledici con il titolo “Una disciplina alla prova”, evidenzia che quasi il 90% degli studenti sceglie ogni anno di avvalersi di tale disciplina e che, tra questi, non ci sono solo cattolici, perché la comprensione della cultura italiana non può prescindere da un’attenta conoscenza del cattolicesimo e delle sue radici (SIR Agenzia d’informazione, 17 gennaio 2017). La massiccia adesione di tanti studenti all’insegnamento di religione e l’importanza che tale disciplina riveste hanno determinato la necessità di affidare tale insegnamento a docenti preparati sul piano culturale, didattico e pedagogico, cui si applicano le norme di stato giuridico e il trattamento economico previsti anche per gli altri lavoratori della scuola.
È da qui che il Ministro dovrebbe partire, per decidere cosa vuole farne degli insegnanti di religione: predisporre anche per loro un concorso straordinario come per gli altri docenti o lasciarli ai margini della scuola italiana. Loro, che nella scuola sono stati capaci di essere anche protagonisti assumendo incarichi di collaborazione con i dirigenti scolastici, assumendo le funzioni strumentali o partecipando ai progetti per l’arricchimento dell’offerta formativa.
Dobbiamo forse rassegnarci a pensare che lo scollamento tra politica e cittadini sia incolmabile? Che le ideologie siano più forti del dialogo?
Lo Snadir, in questi anni, ha sempre cercato occasioni di confronto e ha indicato, di volta in volta, obiettivi di tutela sindacale che hanno rafforzato il ruolo scolastico degli insegnanti di religione e ne hanno salvaguardato la dignità.
Il veto del Ministro cade in un momento in cui, al contrario, gli insegnanti di religione cominciavano a vedere uno spiraglio alla loro condizione di precarietà nella presentazione della proposta di legge Frate-Angioli, esponenti parlamentari della stessa area politica del Ministro. La proposta è attualmente in Commissione lavoro (XI Commissione Camera dei deputati) e non ha iniziato l’iter.
Inoltre, durante le audizioni sulla conversione disegno di legge C. 2222, di conversione del decreto-legge n. 126 del 2019, recante misure di straordinaria necessità e urgenza in materia di reclutamento del personale scolastico e degli enti di ricerca e di abilitazione di docenti, del 12 u.s. l’On. Frate (M5S), l’On. Toccafondi (IV) e l’On. Sasso (Lega) hanno affermato che il testo non affronta il reclutamento dei precari che insegnano religione. Immaginiamo che ognuno dei parlamentari darà seguito a questa giusta osservazione per presentare necessari emendamenti a favore dei precari di religione, mirati a risolvere il problema in modo definitivo e strutturale
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Al momento di andare in stampa abbiamo notizia che sono stati presentati emendamenti al disegno di legge C 2222 per i precari che insegnano religione. Rinviamo al sito www.snadir.it per il nostro commento ad ogni singolo provvedimento.