Sabato 15 febbraio, presso il centro congressi Cavour di Roma, si è tenuto un incontro di coordinamento dei legali estensori dei ricorsi degli insegnanti di religione per la stabilizzazione del rapporto di lavoro.
I lavori sono stati aperti dal Prof. Orazio Ruscica, Segretario Nazionale Snadir, che ha introdotto il tema della giornata.
Tra i relatori dell’incontro, l’Avvocato Tommaso De Grandis ha esposto ai presenti una panoramica precisa e puntuale della situazione del precariato nel settore pubblico in generale, e degli insegnanti di religione in particolare, con un dettagliato “slalom” tra decretazione d’urgenza e giurisprudenza delle alte Corti. Elencando alcune sentenze positive per i precari, come la famosa sentenza Mascolo del 2013, De Grandis ha ricordato che nonostante lo scoglio posto dall’art.97 della Costituzione, che sancisce che la procedura concorsuale è l’unico modo per accedere al posto fisso nel pubblico impiego, ci sono state stabilizzazioni avvenute per legge, sentenze o disposizioni di legge. Nel settore del pubblico impiego si possono infatti citare diversi esempi: i dipendenti del Quirinale, i segretari comunali, i lavoratori socialmente utili nella scuola.
Da tali riflessioni è conseguito un interessante dibattito con gli altri avvocati presenti in sala che ha dipinto un chiaro quadro delle situazioni nelle varie zone d’Italia e ha delineato le prossime azioni da portare avanti:
> ricorsi avverso la discriminazione verso i precari di religione posta in essere dalla L.159;
> ricorsi che andranno a chiedere la stabilizzazione dei precari con almeno 36 mesi di servizio;
> ricorsi per il riconoscimento per intero del servizio pre-ruolo ai fini della ricostruzione di carriera.
De Grandis ha poi sottolineato il ruolo fondamentale dei sindacati che costituiscono l’ultimo argine allo sgretolarsi delle certezze lavorative e il cui connubio con l’avvocatura risulta indispensabile e ha già dato esiti positivi con numerose sentenze che perlomeno risarciscono il danno subito dai precari per la loro ingiusta condizione lavorativa.
Il confronto tra i numerosi avvocati presenti ha consentito anche di evidenziare gli orientamento giurisprudenziali nelle varie province d’Italia ed ha evidenziato ad esempio gli orientamenti negativi di pochissimi organi giurisdizionali territoriali a fronte di moltissimi altri Tribunali e Corti d’Appello di orientamenti ampiamente favorevoli al riconoscimento dei risarcimento in alternativa alla stabilizzazione.
Avvocati e segretari provinciali hanno poi avuto l’occasione di ascoltare l’interessante relazione del Prof. Michele Madonna, Professore di Diritto Canonico ed ecclesiastico presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Pavia, sul tema “Insegnamento e insegnanti di religione nell’ordinamento italiano”.
Nella sua relazione il Prof. Madonna ha indagato le ragioni della presenza dell’insegnamento della religione nelle scuole.
“Tali ragioni – ha esordito Madonna – possiamo trovarle già nella Costituzione della Repubblica Italiana, in quanto a fondamento della persona vi è anche la religione”. Secondo il professore non bisogna poi dimenticare il valore intrinseco della cultura religiosa nel quadro del patrimonio storico italiano. L’insegnamento dell’IRC dunque non è presente nella Scuola Italiana solo in virtù del Concordato ma in quanto componente fondamentale della cultura italiana che si configura dunque come insegnamento di carattere antropologico e storico oltre che culturale.
Si è toccato poi un punto ad oggi ancora controverso, circa la scelta di avvalersi o meno dell’IRC: come sappiamo, tale scelta va effettuata all’atto dell’iscrizione d’ufficio. Si è presentata la situazione di un genitore che ha in seguito cambiato idea, prima dell’inizio delle lezioni, e tale situazione è stata poi definita da una sentenza del Consiglio di Stato favorevole al genitore; sentenza quindi che pone il problema di coloro che modificano in corso d’anno la scelta già formulata all’atto dell’iscrizione di avvalersi o meno dell’irc. A parere del Prof. Madonna, poiché l’IRC viene impartito nel pieno rispetto della libertà di coscienza, la motivazione del CdS va a decadere.
L’incontro è proseguito con un dibattito su varie questioni: modelli di insegnamento, qualificazione professionale, titoli e disciplina.
In conclusione, parafrasando Benedetto XVI, il prof. Madonna ha ricordato che occorrono insegnanti sempre più consapevoli dei loro doveri ma sempre più garantiti nei loro diritti; il loro insegnamento è importante in quanto la dimensione religiosa è parte integrante della persona che presiede all’apertura agli altri.