Numeri preoccupanti e rotta che non conosce fermate. Nel 2024 sono state oltre un milione le vittime che, attraverso l’utilizzo dei mezzi tecnologici, hanno subito prevaricazione, discriminazione e molestie da questa forma più ampia di bullismo praticata attraverso l’uso della rete.

Cresce il cyberbullismo in Italia. Cresce con numeri preoccupanti e sembra abbia intrapreso una rotta che non conosce alcuna fermata. Numeri alla mano, nel 2024 sono state oltre un milione le vittime di questo fenomeno che, attraverso l’utilizzo dei mezzi tecnologici, hanno subito atti di prevaricazione, discriminazione e molestie. Il cyberbullismo è la forma più ampia di bullismo perché viene praticato attraverso l’uso della rete. Tramite i social network e i siti web, i bulli riescono a essere in qualsiasi momento presenti nella vita delle loro vittime perseguitandole attraverso messaggi, foto e video offensivi. L’ambiente social è quello ideale per consentire a questo fenomeno di crescere in maniera preponderante dal momento che ormai i giovani hanno una vita attiva su diverse piattaforme. Inoltre, la possibilità di attaccare anche in modalità anonima agevola ancora di più i bulli nel raggiungere il loro obiettivo.
La modalità più diffusa nel colpire i destinatari è quella dell’invio di insulti tramite l’utilizzo delle chat di gruppo. Poi ci sono delle differenze a seconda che le vittime siano femmine o maschi. Nel primo caso si opera attraverso delle azioni indirette, come l’esclusione delle vittime dai gruppi on line o la diffusione di immagini con contenuto personale, non autorizzate, che tendono a ridicolizzare le persone prese di mira. Nel secondo caso, si agisce con insulti pubblici sui social e minacce esplicite. A fornire i dati dello studio ESPAD Italia 2024, è il Laboratorio di Epidemiologia dell’Istituto di fisiologia clinica del Consiglio nazionale delle ricerche di Pisa (Cnr-Ifc).
Ad essere colpiti maggiormente sono giovani tra i 15 e i 19 anni, indistintamente dal genere. Anche se in realtà si sta notando una leggera inversione di tendenza. Ovvero, se prima le vittime erano maggiormente le femmine, ora sono soprattutto i maschi. Non sempre le vittime sono in grado di reagire per come andrebbe fatto. Provano vergogna. Addirittura, arrivano anche a credere di essere delle persone sbagliate. Cercano quindi l’isolamento sociale come prima forma di riparo peggiorando, di conseguenza, ancora di più la loro posizione. Diventano persone molto fragili con importanti conseguenze di carattere psicologico e comportamentale. Altre invece reagiscono con comportamenti violenti, cercando di vendicarsi in un secondo momento, attraverso aggressioni fisiche negli ambienti scolastici o nei luoghi di ritrovo.
Uscire dalla condizione di essere vittime da azioni così riprovevoli si può. Non è però un cammino da intraprendere da soli. In questi casi la prima azione da compiere è quella di aprirsi con i propri genitori. Raccontarsi e raccontare loro quello che si sta vivendo. Denunciare quindi i soprusi subiti in rete alla Polizia di Stato e contare anche sul supporto di uno psicologo. La presenza di un esperto del settore, unito all’amore della famiglia, aiuteranno la vittima, a riconquistare fiducia in sé stessa. In generale, è molto importante parlare di questo fenomeno nelle scuole, in tutte le sue sfaccettature. Spiegare quali sono i campanelli d’allarme fino all’importanza del dialogo con i docenti e con i genitori per evitare che i comportamenti di prevaricazione riescano ad imporsi senza via di ritorno.
Uscire da azioni così riprovevoli si può ma non è un cammino da fare da soli. La prima azione è di aprirsi con i propri genitori. Raccontarsi e raccontare quello che si vive. Denunciare i soprusi subiti alla polizia e contare anche sul supporto di uno psicologo, unito all’amore della famiglia.