Un momento di svago ma anche un modo per misurare le proprie abilità con il mondo virtuale: è così che i videogiochi entrano a far parte della vita di tutti. Chi almeno una volta nella vita non si è cimentato in una prova ai videogame? Da quando sono nati i primi giochi sul tubo catodico nella metà degli anni ’90 fino all’evoluzione di oggi, non c’è stata persona rimasta indifferente alla tentazione di mettersi alla prova. Amici a portata di mano per trascorrere un po’di tempo in modo spensierato i videogiochi, se usati in modo improprio, possono però rappresentare una fonte di pericolo a lungo termine con gli effetti della dipendenza. Quante volte è capitato di dire “gioco cinque minuti” ed invece poi è trascorsa mezzora o anche un’ora. Questo accade per diversi motivi: si perde e si vuol lasciare il gioco solo una volta vittoriosi, oppure si vince ma si vuol superare se stessi con una prova di durata inferiore alla precedente, poi c’è la sfida tra amici o contro il giocatore che si trova a caso on line. Ed ecco che non si contano più i minuti e si cade nella rete della dipendenza. Un problema che affligge sempre più ragazzini non solo in Italia ma anche nelle altre parti del mondo rappresentando un rischio per il sano sviluppo psicofisico dei giovani. Come riconoscere i sintomi della dipendenza da videogiochi?
Ecco un elenco che ci mette di fronte ad un campanello d’allarme:
Irritabilità quando non si è in grado di giocare
Ansia e sbalzi d’umore
Bugie dette ai familiari sul tempo impiegato a giocare
Isolamento dagli altri per passare più tempo a giocare
Sensazione di fatica nel fare le cose
Emicrania dovuta alla forte concentrazione
Occhi affaticati
Insonnia
La qualità della vita inizia ad abbassarsi notevolmente e tutto ciò si riflette anche sul rendimento scolastico che diviene insufficiente. In classe l’alunno invece di seguire le lezioni pensa a come affrontare la prossima gara per uscirne vittorioso isolandosi con la mente da tutto ciò che lo circonda in quel momento.
Tutti gli esperti del settore concordano sul fatto che i videogiochi se usati in modo corretto dagli adolescenti possono favorire lo sviluppo delle loro abilità cognitive. Ma di fronte ad elementi che fanno pensare all’effetto dipendenza, occorre un intervento tempestivo e delicato. Non si può imporre in modo brusco a un bambino di smettere di giocare. Bisogna fare ricorso ad attività altrettanto stimolanti e al contempo educative, come l’utilizzo di programmi di qualità: documentari di scienza, geografia e telegiornali rivolti ai ragazzi. Ma ci sono anche App che propongono giochi con finalità cognitive, logiche e linguistiche. E comunque consultare uno psicologo che possa dare consigli sul caso di specie è uno strumento che non deve essere mai sottovalutato. Per il resto rimane fondamentale il ruolo della comunicazione e dell’ascolto. In questo contesto deve instaurarsi un rapporto alla pari tra genitori e figli basato un democratico scambio di idee e dove il bambino non si sentirà giudicato per quello che pensa. E poi, situazione sanitaria permettendo, le attività all’aperto, lo sport e i momenti di svago da trascorrere con i coetanei, sono delle ottime “pillole” di disintossicazione. Intervenire ai primi segnali d’allarme consentirà di risolvere il problema con meno fatica e meno traumi per il bambino.