Scuola contro Natura? Giudizi facili sulla famiglia nel bosco sono un errore. "La scuola è necessaria, ma non basta condannare"
- Saro Cannizzaro

- 3 giorni fa
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Paolo Crepet a Quarta Repubblica lancia un lucido e appassionato allarme, prendendo spunto dalla controversa vicenda. Una critica serrata che tocca i nodi cruciali dell'educazione contemporanea: il ruolo alienante della tecnologia, l'idealizzazione del vivere allo stato brado come panacea educativa, il valore insostituibile della scuola e le complessità delle decisioni giudiziarie sui minori

"La scuola è indispensabile, ma attenti alla condanna facile". E’ il monito dello psichiatra e sociologo Paolo Crepet in merito al dibattito sulla famiglia isolata nel bosco e l'idealizzazione della natura. L'intervento del professionista a Quarta Repubblica (Rete 4) si è trasformato in un lucido e appassionato allarme, prendendo spunto dalla controversa vicenda della famiglia che viveva isolata in Abruzzo. Crepet ha articolato una critica serrata che tocca i nodi cruciali dell'educazione contemporanea: il ruolo alienante della tecnologia, l'idealizzazione della natura come panacea educativa, il valore insostituibile della scuola e le complessità delle decisioni giudiziarie sui minori. Il punto più incisivo dell'analisi di Crepet è la definizione della tecnologia come una vera e propria ‘droga’ che sottrae i bambini all'esperienza sensoriale e sociale del mondo reale. Non si tratta di una semplice distrazione, ma di uno strumento di alienazione che sta ridefinendo, in negativo, le dinamiche di crescita e sviluppo.
Crepet denuncia come un numero crescente di bambini sia costretto a una vita di isolamento nelle proprie stanze, con gli occhi incollati a schermi, console e computer. Questa solitudine digitale ha un impatto devastante:
L'esposizione costante a stimoli rapidi e gratificazioni immediate tipiche dei medi
digitali impoverisce la capacità di attenzione prolungata, fondamentale per l'apprendimento e la concentrazione.
Il tempo sottratto al gioco spontaneo, alla socializzazione fisica e al confronto diretto con
i coetanei danneggia la formazione delle relazioni affettive e della necessaria empatia che si impara solo nell'interazione reale.
Lo psichiatra ha citato l'esempio di nazioni come l'Australia, che hanno intrapreso azioni concrete come togliere i social network durante l’orario scolastico, riconoscendo la necessità di riconquistare spazi per il gioco e la crescita vera. Questo evidenzia un movimento internazionale di consapevolezza sui rischi del sovraccarico digitale infantile. La vicenda della famiglia nel bosco, spesso circondata da un'aura di romanticismo idealizzato, ha offerto a Crepet lo spunto per smontare il mito della “buona famiglia in mezzo alla natura”. L'infanzia si struttura attraverso l'interazione con i pari. Ricordando le lezioni di grandi pedagogisti come Maria Montessori, Don Milani e Mario Lodi, Crepet ha ribadito l'importanza cruciale per i bambini di “sporcarsi le mani” con il mondo, di esprimersi creativamente e di confrontarsi in un ambiente variegato. Un ambiente isolato, per quanto naturale, rischia di privarli di questa fondamentale palestra sociale. L'assenza di coetanei costituisce un deficit evolutivo non trascurabile.
Parallelamente alla critica sulla tecnologia, il professore ha alzato un muro in difesa della scuola, attaccando chi ne mette in discussione il ruolo. Per lo psichiatra, la scuola non è solo un luogo di istruzione ma soprattutto l'elemento indispensabile per la crescita sociale e educativa dei più piccoli. Sposare l'idea di un'educazione esclusivamente ‘homemade’ o domestica (‘home schooling’ spinto all'eccesso), significa ripudiare decenni di esperienza pedagogica e ignorare la funzione democratica e livellatrice dell'istituzione scolastica. La scuola è il primo luogo in cui il bambino impara a stare nelle regole sociali complesse e a confrontarsi con una pluralità di pensieri e provenienze.
Crepet, infine, è intervenuto con prudenza e preoccupazione sulla separazione dei bambini dalla famiglia disposta dal Tribunale dei Minori. Pur riconoscendo la serietà delle istituzioni, lo psichiatra esorta alla massima cautela: “La separazione di un minore dalla sua famiglia, anche se ritenuta inadeguata, dovrebbe rappresentare l'ultima risorsa (extrema ratio), adottata unicamente in presenza di gravi e reali rischi per l'incolumità psicofisica”. L'invito finale è quello di ragionare attentamente su questi casi, superando le prese di posizione puramente ideologiche o le suggestioni emotive, per concentrarsi sul benessere effettivo e complesso dei minori coinvolti
l professore alza un muro in difesa della scuola, attaccando chi ne mette in discussione il ruolo. Per lo psichiatra, non è solo un luogo di istruzione ma soprattutto l'elemento indispensabile per la crescita sociale e educativa. Sposare un'educazione esclusivamente ‘homemade’ o domestica, significa ripudiare decenni di esperienza pedagogica



