“Il 25 Novembre è la giornata internazionale contro la violenza sulle donne, una ricorrenza importante istituita nel 1999 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite per ricordare a tutti che il rispetto è alla base di ogni rapporto” La prima citazione del termine femminicidio, un neologismo che identifica i casi di omicidio doloso o preterintenzionale in cui una donna viene uccisa per motivi basati sul genere, è stato coniato nel 1990 dalla docente femminista di Studi Culturali Americani Jane Caputi e dalla criminologa Diana E. H. Russell. La Russell identificò nel femmicidio una categoria criminologica vera e propria, ciò che indica non è la semplice uccisione di una donna, in tal senso varrebbe bene il termine generico di omicidio, bensì una violenza estrema da parte dell’uomo contro la donna “perché donna”, in cui cioè la violenza è l’esito di pratiche misogine. Il fenomeno è di enormi proporzioni, secondo i recenti dati ISTAT pubblicati nell’Agosto del 2019, quasi 7 milioni di donne italiane tra i 16 ed i 70 anni hanno subito, almeno una volta nella vita, una forma di violenza la cui matrice può essere rintracciata, ancora oggi, nella disuguaglianza dei rapporti tra uomini e donne: la vita femminile è costellata da violazioni della propria sfera intima e personale, spesso un tentativo di cancellarne l’identità, di minarne profondamente l’indipendenza e la libertà di scelta. Dalle violenze domestiche allo stalking, dallo stupro all’insulto verbale, le conseguenze sono gravissime: fratture, malattie sessualmente trasmissibili, sterilità, gravidanze indesiderate, depressione, abuso di droghe e alcool, comportamento autolesionista, suicidio, omicidi. In Italia più dell’82% dei delitti commessi a scapito di una donna sono classificati come femminicidi, ogni tre giorni una donna viene uccisa da un marito, da un fidanzato, da un compagno o ex compagno di vita. La Dichiarazione sull’eliminazione della violenza contro le donne adottata dall’Assemblea Generale dell’ONU parla della violenza di genere come di «uno dei meccanismi sociali cruciali per mezzo dei quali le donne sono costrette in una posizione subordinata rispetto agli uomini». L’11 Maggio 2011, ad Istanbul è stata sottoscritta la Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, primo strumento internazionale giuridicamente vincolante, firmata da trentadue Paesi e ratificata, per la prima volta nell’anno 2012 dalla Turchia ed a seguire, negli anni successivi, da numerosi altri Stati, tra i quali l’Italia dove nell’Ottobre 2013 il Senato ha approvato il Decreto Legge contro il femminicidio: la normativa rientra nel quadro delineato dalla Convenzione di Istanbul, l’elemento di novità è il riconoscimento della violenza sulle donne come forma di violazione dei diritti umani e di discriminazione e l’inasprimento delle pene e delle misure cautelari. Tanti sono i casi eclatanti di femminicidio accaduti nel nostro Paese, ricordiamo Lucia Annibali , una giovane avvocatessa di Pesaro sfigurata con l’acido, il mandate è l’ex fidanzato; Vania Vannucchi, operatrice sociosanitaria, morta dopo essere stata inondata di benzina e arsa viva da un uomo con cui aveva avuto una relazione; Melania Rea, assassinata in un bosco con trentacinque coltellate dal marito; Sara Di Pietrantonio, bruciata viva dal suo fidanzato in una strada della periferia di Roma; Gessica Notaro, reginetta di bellezza, sfigurata dall’ex compagno; Vanessa Scialfa, uccisa dal fidanzato che ha detto di averlo fatto per gelosia. Il tema della violenza sulle donne va affrontato con particolare cura, partendo innanzitutto dalla Scuola dove le giovani generazioni compiono un significativo percorso di crescita umana, culturale e sociale, in questo contesto l’insegnamento della religione cattolica assume un ruolo decisivo nel processo di formazione degli studenti diffondendo la consapevolezza di un’identità di genere, ancorando l’educazione alla non violenza al rispetto per il ruolo della donna, rimuovendo gli stereotipi comportamentali e culturali che determinano la distorta costruzione dei ruoli maschili e femminili, favorendo l’apertura al dialogo per superare i conflitti interpersonali e promuovendo il rispetto reciproco. Il 25 Novembre è la giornata internazionale contro la violenza sulle donne, una ricorrenza importante istituita nel 1999 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite per ricordare a tutti che il rispetto è alla base di ogni rapporto; una ricorrenza contrassegnata dal colore rosso, simbolo dell’amore che si trasforma in violenza, simbolo della passione che diventa possessione morbosa, simbolo della femminilità che oggi, troppe volte, viene violata. In questo giorno cosi significativo, insieme ai nostri studenti dobbiamo dire consapevolmente “NO” alla violenza di genere, dobbiamo dire NO per Melania, per Sara, per Vania, per Lucia, per Gessica, per Vanessa, per Elisabeth, strangolata ed affogata in una pentola d’acqua bollente dal padre dei suoi figli; per Fabiana e per Stefania, accoltellate dai loro fidanzati; per Giulia, brutalmente martoriata ed uccisa con un bastone dal marito; per ogni donna tradita, abusata, sfruttata, ingannata, sfregiata, ferita, uccisa e per tutte le donne del mondo affinchè non solo il 25 Novembre, ma ogni giorno vengano difese, protette tutelate e non esista mai più un Paese nel mondo dove la donna muore per mano di un uomo.
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