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“Il corpo ci arriva prima”: Preoccupazioni ed emozioni nei bambini / 1

“Nella scuola dell’infanzia e primaria capita spesso di vedere bambini in continuo movimento, che nonostante i numerosi inviti a restare fermi, persistono nel comunicarci qualcosa con il loro corpo.”

I bambini raccontano ciò che sentono al loro interno in tutto ciò che fanno. Parlano delle loro emozioni tramite comportamenti e azioni che se osservati con attenzione forniscono la chiave di risoluzione. La difficoltà nel risolvere una problematica infantile riguarda tutti, dal genitore all’insegnante, ai quali spetta il complesso compito di tradurre il linguaggio infantile in parole e significati. Nella scuola dell’infanzia e nella primaria capita spesso di vedere bambini in continuo movimento, che nonostante i numerosi inviti a restare fermi, persistono nel comunicarci qualcosa con il loro corpo. Saltano, dondolano, ritagliano, si stringono nelle gambe, girano la testa, battono mani e piedi chiamando la nostra attenzione, ma soprattutto rivendicando l’occasione di poter essere ascoltati. Non sempre questa occasione viene colta, spesso comportamenti disturbanti vengono annientati da rimproveri o nel peggiore dei casi da richieste di valutazione psicologica. È questo il caso di alcune diagnosi quali: Disturbo da deficit dell’attenzione e dell’iperattività, Disturbo oppositivo provocatorio, Disturbo da disregolazione dell’umore etc. Non vanno dimenticate poi tutte quelle situazioni nelle quali il bambino, pur non disturbando o palesando un disagio, viene considerato responsabile delle sue difficoltà. Ricordiamo a tal riguardo: Mutismo selettivo, Disturbo specifico dell’apprendimento, Disturbo dello sviluppo e della coordinazione, Disturbo del movimento stereotipato, Disturbo di Tourette, Disturbo transitorio da tic e molti altri. Una diagnosi non è sempre necessaria, a volte i bambini usano il loro corpo in modo più lieve per comunicarci qualcosa. Il mal di pancia e il mal di testa sono i sintomi più comuni nei bambini e spesso si aggiungono a quello che possiamo definire “mal di scuola”, ossia il rifiuto per la frequentazione di un ambiente che non sentono adatto per loro nonostante tutte le strategie attrattive messe in atto per rendere la scuola più piacevole e accogliente possibile. In altri casi invece può capitare che i bambini approfittino proprio dell’ambiente scuola per sfogare il loro vissuto; dopo un accaduto spiacevole della vita delle loro famiglie tornano a scuola desiderosi di condividere con i compagni quanto successo, raccontano senza filtri ciò che sentono, incuranti del fatto che i propri pari potrebbero far fatica a rispondere ai loro dubbi e preoccupazioni. Nei momenti più difficili ai bambini non interessa riuscire ad ottenere un chiarimento, quanto sfogarsi dalla loro tristezza o rabbia che spesso hanno trattenuto dentro di sé in modo inconsapevole. Il motivo per cui scelgano di parlare con i compagni e non in famiglia è spesso collegato al tentativo di proteggere i propri cari da un ulteriore sofferenza o preoccupazione. I bambini si prendono cura degli adulti vicino a loro trattenendo i loro pensieri per non appesantire ulteriormente la situazione. Non lo fanno in modo consapevole, usano i mezzi a loro disposizione e ciò che conoscono, il loro corpo in primis. Tramite azioni e comportamenti spostano l’attenzione dell’adulto, lo supportano altrimenti non disturbando, restando in silenzio e tramutando il loro malessere nelle diverse difficoltà sopra citate. Ma che cosa preoccupa un bambino? Dagli eventi per definizione stressanti come la separazione ed il lutto, a quelli di natura quotidiana come i compiti a scuola, la nascita di un fratellino, il cambio di lavoro dei genitori, qualsiasi tipo d’evento può influire sul benessere dei più piccoli coinvolgendo la loro mente e il loro corpo. Per Darwin, le emozioni intense coinvolgono non soltanto la mente, ma anche l’intestino e il cuore. Cuore, intestino e cervello comunicano intimamente attraverso il “nervo pneumogastrico”, che è quello maggiormente coinvolto nell’espressione e nella gestione delle emozioni sia negli esseri umani che negli animali. Quanti problemi di salute mentale, iniziano come tentativi di gestire il dolore fisico collegato alle nostre emozioni? Se ciò accade nel mondo dell’adulto in grado di astrarre e di usare la funzione riflessiva possiamo immaginare quanto tutto ciò venga amplificato nel bambino che usa il suo corpo, ossia una via concreta, per conoscere, scoprire, orientarsi e crescere.

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