L’alunno, dinnanzi ad un’esperienza pregnante, ricca di attese e coinvolgente come quella della scuola, oltre a speranze e aspettative, prova contemporaneamente timori, paure e incertezze più o meno consapevoli, tra le quali possiamo considerare la preoccupazione di non essere all’altezza delle richieste, di sentirsi inadeguato, trascurato come persona o di non riuscire a dare significato all’esperienza di apprendimento; altre preoccupazioni possono riguardare la fatica, non tanto fisica quanto emotiva, le relazioni con i compagni, il rapporto con i docenti e la paura di essere valutati dagli altri.
I sentimenti contrastanti che caratterizzano l’approccio del discente allo studio e all’attività didattica implicano una grande responsabilità del corpo docente chiamato non soltanto a sollecitare e valutare lo studente, ma anche e soprattutto ad ascoltarlo, comprenderlo e coglierne i bisogni emotivi per favorire l’espressività delle capacità di ciascuno mediante forme di lavoro che favoriscono l’iniziativa, l’autodecisione, la responsabilità ed il reale coinvolgimento nel processo di apprendimento.
Ogni studente, sul piano della relazione, ha bisogno di essere percepito, conosciuto, valorizzato e stimolato dal docente; sul piano degli apprendimenti rivendica il diritto di capire il perché delle attività che è chiamato a compiere, di essere aiutato a costruire un personale percorso di studi, collocandolo significativamente nel proprio progetto di vita. Gli attuali orientamenti pedagogici presentano come un dovere primario della scuola la necessità di fare agire gli allievi e di farli riflettere sulle loro azioni
Philippe Meirieu, noto pedagogista francese afferma, infatti, che un progetto di formazione ha come scopo quello di rendere progressivamente accessibile allo spirito del discente le sue esperienze concrete, il suo fare.
Edgard Morin traduce sul piano cognitivo l’idea di Meirieu sostenendo che: «l’intelligenza ha bisogno di certe condizioni per affermarsi e svilupparsi; ha bisogno di essere nutrita di eventi e di affrontare prove che la fortifichino; ha bisogno di auto-mantenersi nell’esercizio di sé».
Nella pratica laboratoriale il discente è chiamato ad assumere comportamenti sociali di cooperative learning e di rispetto degli accordi e degli impegni assunti. La spinta motivazionale è data anche dal compito unitario, un compito in cui lo studente è impegnato ad utilizzare le competenze, derivate dalla trasformazione di conoscenze ed abilità, per affrontare o simulare situazioni reali e significative. A tal fine un ruolo fondamentale riveste il gruppo di lavoro che identificandosi in una comunità di apprendimento dove ogni partecipante introduce delle situazioni e degli eventi che influenzano le relazioni, provoca delle risposte che coinvolgono tutti e generano cambiamenti; al suo interno ognuno offre la propria disponibilità, il proprio impegno e collaborazione nella consapevolezza che insieme si possono raggiungere obiettivi e risultati migliori.
Il gruppo che lavora in modo cooperativo crea una costruttiva interdipendenza tra i suoi membri, impegnati nel compito di vivere una relazione indispensabile per conseguire il risultato; questo modo di interagire tra persone diverse induce ogni studente ad ampliare le proprie occasioni di sviluppo e progresso, a conoscere nuovi approcci, a creare nuove idee, a scoprire soluzioni, a immaginare nuovi scenari fino a raggiungere livelli di conoscenza più approfonditi.
L’apprendimento cooperativo favorisce l’apprendimento di tutti: sono gli alunni medesimi a costituire il contesto favorevole per l’acquisizione delle competenze e ad interpretare i diversi ruoli che determinano il funzionamento del gruppo nel quale il docente non può ritenersi l’unico ad avere il ruolo di insegnante, in quanto anche gli studenti, in modo vicendevole, contribuiscono ad arricchire le conoscenze di tutti, a dare significato alla realtà e a favorire la riflessione comune.
In seno al gruppo stesso, si instaura una dinamica di responsabilità che entra in funzione quando gli alunni sentono che essi stessi hanno acquisito conoscenze e abilità mediante la loro diretta cooperazione, in questo contesto al docente spetta il compito di creare le condizioni affinché tutti i membri del gruppo siano motivati al lavoro in un clima positivo entro il quale ciascuno è impegnato sia sul piano personale sia su quello del confronto e dell’aiuto reciproco.
La didattica laboratoriale, configura, dunque, l’apprendimento come il risultato di una continua interazione reciproca nella quale gli studenti interagiscono gli uni con gli altri, con il gruppo e con il docente.