La scuola deve cambiare. La qualità del servizio scolastico, il ruolo e le competenze degli insegnanti, lo stereotipo dello studente modello verso il quale tutti gli alunni devono tendere, l’anarchia di alcune realtà scolastiche, il divario sempre più netto tra scuola di qualità e qualità nella scuola, l’assurda situazione di precarietà che produce insegnanti demotivati e sfiduciati nei confronti di un sistema che ha levato loro ogni tipo di tutela e garanzia. Anche per questo, facendo seguito all’intesa definita con i sindacati il 1° ottobre scorso, il Consiglio dei Ministri ha approvato, in data 10 ottobre, il decreto legge con il quale si dispongono interventi straordinari e urgenti per la scuola, l’università, la ricerca e l’AFAM.
Gli obiettivi del D.L. sono quelli di porre rimedio alla grave carenza di personale di ruolo nelle scuole statali e ridurre il ricorso ai contratti a termine. Per quanto riguarda in particolare la scuola si è stabilito di bandire un concorso straordinario e ordinario per la scuola secondaria entro l’ anno corrente (con vincolo per i neoassunti di permanere cinque anni nella sede di assegnazione), si è provveduto poi alla proroga delle graduatorie di merito del concorso 2016 e alla procedura per assunzione in altre regioni dal concorso 2016 e 2018 nell’anno scolastico 2020/21. Oltre al tema della assunzioni il D.L. ha disposto anche riguardo all’estensione del bonus merito ai docenti precari. Circa il concorso straordinario per la scuola secondaria di I e II grado sono previste assunzioni su base regionale per posto comune (classe di concorso) e sostegno (con possesso della specifica specializzazione) per un totale di 24.000 posti. La graduatoria di merito che sarà compilata all’esito del concorso sarà comunque trasformata in graduatoria ad esaurimento e potrà essere utilizzata anche nei prossimi anni. Per prendere parte al concorso è richiesto il titolo di studio valido per l’accesso all’insegnamento e almeno tre anni di servizio svolti tra l’a.s 2011/12 e l’a.s. 2018/19 nelle scuole statali secondarie su posto comune o di sostegno. Almeno uno di tali anni deve risultare prestato per la classe di concorso richiesta.
Ci sono due questioni che è opportuno qui segnalare. È innanzitutto di rilievo l’affermazione contenuta nel testo normativo di voler ridurre il ricorso ai contratti a termine: è un’intenzione lodevole ma, allo stesso tempo, fortemente discriminante per gli insegnanti precari di religione, considerato che sono gli unici lasciati in questa condizione e, ancora una volta, esclusi anche da questa procedura concorsuale. Contro questa discriminazione operata dall’Amministrazione scolastica i Giudici si sono espressi in questi anni, costantemente, nel senso di riconoscere l’ingiusta condizione di precariato nella quale sono mantenuti gli insegnanti di religione ed ha sanzionato la Pubblica Amministrazione riconoscendo a tali docenti il diritto ad un risarcimento. La seconda questione che sancisce una ulteriore grave discriminazione è la previsione, ancora una volta per i soli docenti precari di altre discipline, di una graduatoria ad esaurimento da utilizzare per i prossimi anni per successive assunzioni di posto di classe di concorso e per sostegno. Per gli insegnanti di religione non si è mai provveduto a trasformare in graduatoria ad esaurimento la graduatoria di merito dell’unico concorso bandito nel 2004. È allora evidente perché lo Snadir non accetterà nessuna soluzione al precariato degli insegnanti di religione che non sia stabilita nell’ottica di una stabilizzazione e non di una cieca ulteriore selezione. Anche per gli insegnanti di religione va adottato, come già avvenuto per i precari di altre discipline, un concorso straordinario con sola prova orale non selettiva e successiva redazione di una graduatoria ad esaurimento che possa scrivere la parola fine in questa angustiante vicenda.
Attendiamo che il Ministro recepisca la necessità di un incontro con le sigle sindacali (già inoltrato) per dare una risposta anche al precariato degli insegnanti di religione, in linea con quanto è stato già disposto per gli altri insegnanti abilitati precari.
Ci auguriamo che anche il Servizio Nazionale per l’insegnamento della religione cattolica (CEI) dia un esplicito assenso ad una procedura straordinaria non selettiva che riconosca e dia soluzione alla ingiusta condizione precaria nella quale gli insegnanti di religione sono tenuti, privati per quindici anni, fino ad oggi, di un canale di immissione in ruolo. La scuola è il principale, se non l’unico luogo, in cui si può tentare di costruire un’etica alternativa all’individualismo sfrenato che privilegia l’interesse particolare e nega ogni istanza di solidarietà. Per questo motivo la scuola deve cambiare: per dare a tutti, insegnanti e studenti, un’idea di giustizia fondata su un progetto culturale valido e a sostegno delle persone che ogni giorno lavorano perché questo avvenga.