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VICEVERSA… forse! Quando gli insegnanti e i sindacati una cosa, il ministero fa tutto l’esatto contr

Se dovessimo spiegare, con semplicissime parole, il complesso meccanismo che governa il Ministero dell’istruzione, potremmo solamente dire, senza starci troppo a ragionare …. che quando gli insegnanti e sindacati dicono una cosa, il Ministero fa tutto l’esatto contrario, ma quando i lavoratori della scuola devono ottemperare quanto Costituzionalmente garantito, ecco il Ministero dell’Istruzione, Governo e Maggioranza fanno comunque quello che vogliono (parafrasando Gabbani). Come? Vengo e mi spiego!

Dalle parola del Ministro Azzolina, il Governo e la Maggioranza in genere si arrocca nel “dare qualità alla scuola” mettendo in cattedra docenti che hanno superato un concorso selettivo secondo quanto previsto (dall’abusato) art. 97 della Costituzione. Alla fine della “festa”, il DL 22/2020 approvato a colpi di maggioranza anche alla Camera, dopo essere approvato al Senato e dunque presto legge dello Stato, tutti i buoni propositi di stabilizzazione a tempo indeterminato culminano con un prova selettiva per 32000 docenti di varie classi di concorso, dunque coprendo una parte dell’organico necessario e non il 100% dei posti disponibili. E di quei figli di un dio minore che sono gli insegnanti di religione…? Rimane l’osceno art. 1bis commi 1 e 2 della legge 159/2020!

Ebbene, l’esperienza pluriennale, di concorsi e modalità straordinarie, ci dicono chiaramente che tale “ostacolo” normativo può essere facilmente superato, esempio il concorso 24mesi ATA. Anche questa categorie di lavoratori della scuola devono garantire il buon andamento della Pubblica Amministrazione. Dov’è l’assurdo? Che mentre il servizio di questi lavoratori è totalmente valorizzato ed è utilizzato pienamente per l’inserimento in graduatorie provinciali per l’assunzione in ruolo diretto senza alcuna oggettiva selezione delle capacità; per i docenti laureati, con pluriennale esperienza, che per una questione di tempistica o semplicemente per quella miopia politico-amministrativa che governa i Palazzi delle Istituzioni, non sono riusciti ad ottenere un’abilitazione oppure in possesso di abilitazione come i docenti di religione cattolica, che invece per una questione di specificità normativa (la legge 186/2003), vengono relegati ad un precariato di fatto, che per alcuni già(trito e ritrito) da ben 20 anni e non certo perché non sono bravi docenti, ma perché tutte le promesse dei governi passati hanno trascinato quest’ultima categoria ad una cicatrizzata precarietà, nulla è dovuto se non quanto garantisce la Costituzione! Ma questi signori che ci rappresentano hanno mai letto la nostra Carta Costituzionale e se l’hanno letta, l’hanno capita o solamente interpretata a loro uso e convenienza?

Vorrei porre viceversa una domanda alla Signora Ministra: ma l’articolo 4 della Costituzione che fine ha fatto? Cito: “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società”. Che fine ha fatto il dovere Costituzionale? Che fine ha fatto l’impegno della Repubblica e dunque di chi rappresenta il popolo riguardo alla promozione ad una condizione concreta che renda veramente fruibile e a tempi indeterminato il lavoro? I docenti hanno scelto di insegnare perché pienamente “abilitati” (capacità di eseguire un determinato lavoro) e sanno svolgerlo con un fine… un semplice fine: il “progresso materiale e spirituale della società”! è proprio nell’aggettivo Spirituale si inserisce la professionalità dei docenti, che da anni concorrono al servizio dello Stato al progresso, culturale, scientifico e spirituale (nel senso della riflessione sulle domande fondamentali della vita) di milioni di studenti… e come l’hanno svolto? Con una data di scadenza e un’incertezza che di anno in anno si fa sempre più elevata.

Eh sì, il rapporto tra Ministero dell’Istruzione e il popolo dei lavoratori del comparto istruzione e ricerca di certo non è di quello di garantire il benessere dei propri dipendenti, ma viceversa i dipendenti devono fedelmente adempiere il proprio lavoro per il progresso della società mediante il loro servizio allo Stato, ma lo Stato nei fatti e nella sostanza NON riconosce il diritto al lavoro a tempo indeterminato per tutti i suoi fedeli servitori.

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