Alla ricerca della verità nella carità e libertà
- Domenico Pisana
- 10 lug
- Tempo di lettura: 3 min
RUBRICA: Riflessioni oltre la soglia

Nella società del nostro tempo, influenzata dal web, dalla democrazia del clic, del ‘mi piace’ tipico di Facebook, dal commento on line, dall’opinione di massa, si avverte sicuramente una grande esigenza: il bisogno di verità! Ma che cos’è la verità? Come ci si mette alla ricerca della verità? Come è possibile distinguere ciò che è vero da ciò che non lo è? Se una cosa è vera, perché spesso non è vera per tutti e per sempre allo stesso modo? Sono queste, domande profonde che appartengono a tutti, credenti e non credenti, cristiani e credenti di altre religioni; sono domande che i cristiani non possono eludere, atteso che lo stesso Gesù in GV 8,32 dice: “Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi”. E sempre in GV 18,37, Gesù afferma: “Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità”.
La parola verità mentre nella sua accezione ebraica, ‘emet’ -verità, stabilità, fedeltà- e in genere nel pensiero della Bibbia, fa riferimento non tanto a ciò che è da conoscersi, da dirsi o da pensare ma a “ciò che è da farsi”, da “praticare” nel tessuto della storia umana, nella sua accezione greca di ‘aletheia’ significa invece svelamento, chiarificazione, spostando quindi l’asse dell’attenzione sulla dimensione conoscitiva e astratta della verità intesa dai greci come chiarezza delle idee e contemplazione intellettuale, donde ‘theoria’ dal verbo ‘theorein’: vedere! Nel cristianesimo, la verità non è un sistema di conoscenze, di norme, un’ideologia o uno stato intellettuale ma un accadimento, un evento, un fatto: “Dio fa, realizza quello che dice e promette. Dio, nella tradizione ebraica, è verità perché è fedele a ciò che dice e promette, è fedele alla sua parola che promette salvezza”. Ecco perché Gesù non ha detto “Io dico la verità” ma ha affermato “Io sono la verità”. Perché Lui, come il Padre, realizza e fa quello che dice, portando a compimento la salvezza. Certo è che la ricerca della verità accompagna quotidianamente il cammino di ogni uomo, il quale si trova spesso in mezzo a divisioni, conflitti e dubbi. E così, se da una parte, quando si mette alla ricerca della verità, rifiuta la verità ‘ipse dixit’ (a partire da chi la afferma e dal potere che esercita), dall’altra soggiace spesso alla ‘verità mediocratica’ cioè a quella che viene sentenziata da sondaggi, statistiche e opinion maker che abbondano nel mondo mass mediatico.
Ad ogni modo, è fuori discussione il fatto che ogni verità che si ritiene tale, tende ad influenzare l’esistenza. Tant’è che Giovanni Paolo II nella sua ‘Fides et ratio’ afferma al n.ro 28: “Mai l’uomo potrebbe fondare la propria vita sul dubbio, sull’incertezza o sulla menzogna; una simile esistenza sarebbe minacciata costantemente dalla paura e dall’angoscia. Si può dunque definire l’uomo, come colui che cerca la verità”. L’uomo, secondo la dottrina sociale della Chiesa, è dunque cercatore di verità nella carità e libertà. E figure come don Pino Puglisi, Don Diana e Giorgio La Pira, testimoni della verità evangelica e martiri laici come Falcone e Borsellino, possono ritenersi esempi luminosi a cui bisogna guardare come modelli per capire che la ricerca della verità è uno stile di vita che può migliorare l’esistenza e le relazioni della società civile.
Se da una parte quando ci si mette alla ricerca della verità, si rifiuta l’ipse dixit a partire da chi la afferma e dal potere che esercita, dall’altra si soggiace spesso alla ‘verità mediocratica’ che viene sentenziata da sondaggi, statistiche e opinion maker.