Riprende l’attività didattica: Un augurio ai docenti di Religione
- Domenico Pisana
- 10 set
- Tempo di lettura: 3 min
RIFLESSIONI OLTRE LA SOGLIA

Ogni inizio di nuovo anno scolastico costituisce un momento d’auspicio per ricomprendere il senso di un’attività che ha un ruolo fondamentale nella formazione della persona e per il futuro della società. Il nostro augurio di buon lavoro va a tutti i docenti della scuola, ai docenti di religione e in particolare a quelli che sono stati immessi in ruolo a partire dall’anno scolastico 2025-2026, grazie anche al notevole impegno profuso dallo Snadir. Noi riteniamo che l’insegnante di Religione cattolica abbia, nella progettazione del sistema di istruzione e formazione e dell’offerta formativa, un compito essenziale. Di fronte alle sfide culturali ed educative si pone non come un trasmettitore di regole, nozioni, concetti asettici ma un educatore che trasforma i concetti, le regole, le nozioni in sapienza di vita; il suo obiettivo scolastico è “l’io-sono” cioè che l’alunno capisca il senso di ciò che studia, il significato della disciplina che segue e quale è l’impatto che ha nella sua formazione personale di uomo e di cittadino.
La presenza dell’IRC negli ultimi 30 anni del nostro ordinamento scolastico, ha puntato l’attenzione sul fatto che insegnare religione non è fare catechesi ma uno spazio pubblico ove avviene un libero dibattito e confronto delle idee, a cui tutti possono partecipare con uguale dignità. In esso il docente di religione fa emergere domande religiose, pensieri, linguaggi, giudizi di valore, comprensioni di sé e del mondo più o meno condivisi; ciò avviene, infatti, solo se risulta rilevante la competenza relazionale del docente, la condivisione di vita fra educatore-insegnante ed alunno, la sua capacità di capire i giovani tenendo conto di quanto scriveva il grande Giacomo Leopardi nello Zibaldone, 1817/32 (postumo 1898/1900) ove affermava: “Il gran torto degli educatori è il volere che ai giovani piaccia quello che piace alla vecchiezza o alla maturità, che la vita giovanile non differisca dalla matura; di voler sopprimere la differenza dei gusti e dei desideri; di volere che gli ammaestramenti, i comandi e la forza della necessità suppliscano all'esperienza”.
C’è qui una grande lezione sull’educazione. Leopardi dice quale è l’errore che può compiere un docente nella relazione educativa: volere gli studenti a propria immagine e somiglianza. Se oggi un docente, tanto per fare un esempio, è, a differenza dei giovani, distante da internet, da Facebook, dalla tecnologia e pensa che nel suo processo educativo tutto questo sia inutile e dannoso, se un docente vuole, come dice Leopardi, che “la vita giovanile non differisca dalla matura”, minimizzando o addirittura disprezzando “la differenza dei gusti e desideri”, questo è un docente che deve -diremmo noi oggi- mettersi in discussione, che deve fare una ponderata riflessione per una “ri-comprensione” della propria azione educativa. Nella scuola dell’autonomia l’IRC ha, in questi anni, contribuito a far comprendere che progettare la formazione degli studenti significa sì educare attraverso le singole discipline, ma che è anche necessario uscire dallo specialismo delle singole materie per puntare ad un’efficace interdisciplinarietà integrata, perché gli studenti possano capire che la cultura è vita e interpretazione della vita. Dalla redazione di Professione IR giunga a tutti i docenti di religione italiani, un augurio di buon lavoro.
"L’insegnante di Religione cattolica ha un compito essenziale: di fronte alle sfide culturali e educative si pone non come un trasmettitore di regole, nozioni, concetti asettici ma un educatore in sapienza di vita. Il suo obiettivo scolastico è che l’alunno capisca il senso di ciò che studia, il significato della disciplina che segue e l’impatto che ha nella sua formazione di uomo e di cittadino."