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Riprende l’attività didattica: Un augurio ai docenti di Religione

RIFLESSIONI OLTRE LA SOGLIA


augurio ai docenti di religione

Ogni inizio di nuovo anno scolastico costituisce un momento d’auspicio per ricomprendere il senso di un’attività che ha un ruolo fondamentale nella formazione della persona e per il futuro della società. Il nostro augurio di buon lavoro va a tutti i docenti della scuola, ai docenti di religione e in particolare a quelli che sono stati immessi in ruolo a partire dall’anno scolastico 2025-2026, grazie anche al notevole impegno profuso dallo Snadir. Noi riteniamo che l’insegnante di Religione cattolica abbia, nella progettazione del sistema di istruzione e formazione e dell’offerta formativa, un compito essenziale. Di fronte alle sfide culturali ed educative si pone non come un trasmettitore di regole, nozioni, concetti asettici ma un educatore che trasforma i concetti, le regole, le nozioni in sapienza di vita; il suo obiettivo scolastico è “l’io-sono” cioè che l’alunno capisca il senso di ciò che studia, il significato della disciplina che segue e quale è l’impatto che ha nella sua formazione personale di uomo e di cittadino.


La presenza dell’IRC negli ultimi 30 anni del nostro ordinamento scolastico, ha puntato l’attenzione sul fatto che insegnare religione non è fare catechesi ma uno spazio pubblico ove avviene un libero dibattito e confronto delle idee, a cui tutti possono partecipare con uguale dignità. In esso il docente di religione fa emergere domande religiose, pensieri, linguaggi, giudizi di valore, comprensioni di sé e del mondo più o meno condivisi;  ciò  avviene, infatti,  solo se risulta rilevante  la competenza relazionale del docente, la condivisione di vita fra educatore-insegnante ed alunno, la sua capacità di capire i giovani tenendo conto di quanto scriveva il grande Giacomo Leopardi nello Zibaldone, 1817/32 (postumo 1898/1900) ove affermava: “Il gran torto degli educatori è il volere che ai giovani piaccia quello che piace alla vecchiezza o alla maturità, che la vita giovanile non differisca dalla matura; di voler sopprimere la differenza dei gusti e dei desideri; di volere che gli ammaestramenti, i comandi e la forza della necessità suppliscano all'esperienza”.                                                                              

C’è qui una grande lezione sull’educazione. Leopardi dice quale è l’errore che può compiere un docente nella relazione educativa: volere gli studenti a propria immagine e somiglianza. Se oggi un docente, tanto per fare un esempio, è, a differenza dei giovani, distante da internet, da Facebook, dalla tecnologia e pensa che nel suo processo educativo tutto questo sia inutile e dannoso, se un docente vuole, come dice Leopardi, che “la vita giovanile non differisca dalla matura”, minimizzando o addirittura disprezzando “la differenza dei gusti e desideri”, questo è un docente che deve -diremmo noi oggi- mettersi in discussione, che deve fare una ponderata riflessione per una “ri-comprensione” della propria azione educativa. Nella scuola dell’autonomia l’IRC ha, in questi anni, contribuito a far comprendere che progettare la formazione degli studenti significa sì educare attraverso le singole discipline, ma che è anche necessario uscire dallo specialismo delle singole materie per puntare ad un’efficace interdisciplinarietà integrata, perché gli studenti possano capire che la cultura è vita e interpretazione della vita. Dalla redazione di Professione IR giunga a tutti i docenti di religione italiani, un augurio di buon lavoro.


"L’insegnante di Religione cattolica ha un compito essenziale: di fronte alle sfide culturali e educative si pone non come un trasmettitore di regole, nozioni, concetti asettici ma un educatore in sapienza di vita. Il suo obiettivo scolastico è che l’alunno capisca il senso di ciò che studia, il significato della disciplina che segue e l’impatto che ha nella sua formazione di uomo e di cittadino."


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