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Bonhoeffer, Il teologo che sfida il potere e la nostra idea di Dio

Intervista a Nicoletta Capozza, docente nei licei.

A 80 anni dalla morte, il teologo che di fronte ad Hitler non rimase a guardare suggerisce di rivedere il concetto di potere, identità e potenza. La tesi su di lui della filosofa romana, all’Università di Vienna, è stata pubblicata con il titolo: Im Namen der Treue zur Erde. Versuch eines Vergleichs zwischen Bonhoeffers und Nietzsches Denken.
Bonhoeffer

Un Dio debole per un mondo che venera il potere? Bonhoeffer, a 80 anni dalla morte, ci invita a ripensare l'idea stessa di divinità, ereditata dalla filosofia greca e dalla teologia occidentale. Il teologo che di fronte ad Hitler non rimase a guardare ci suggerisce di rivedere il nostro concetto di potere, d’identità e di potenza. Nicoletta Capozza, romana, filosofa, docente nei licei, racconta la sua tesi di dottorato all’Università di Vienna, pubblicata con il titolo: Im Namen der Treue zur Erde. Versuch eines Vergleichs zwischen Bonhoeffers und Nietzsches Denken. Bonhoeffer venne assassinato dai nazisti il 9 aprile 1945 per aver partecipato al complotto del 20 luglio del 1944 contro Adolf Hitler


Come le provocazioni di Bonhoeffer possano esserci utili oggi? 

Bonhoeffer è stato un pensatore provocatorio nel suo tempo e continua ad esserlo. Affronto il suo pensiero da un punto di vista laico e trovo che la provocazione più forte è forse quella nelle lettere dal carcere, dove si interroga sul significato di essere cristiani oggi. In particolare, in una lettera del 30 aprile 1944, Bonhoeffer afferma che essere cristiani potrebbe significare non essere più religiosi


Cosa intende Bonhoeffer con "religioso"?

Critica una certa modalità di vivere la religione, intesa come uno spazio interiore e individuale, separato dal mondo e dalla storia. Questa visione di Dio come tappabuchi o ‘deus ex machina’ non è più possibile. Il nostro tempo sta dimostrando che l'uomo, attraverso il progresso tecnologico, ma non solo, può emanciparsi dal tutoraggio di Dio e risolvere i problemi anche senza l'ipotesi di lavoro di Dio


Quindi, quale ruolo per il cristianesimo?

Bonhoeffer sposta l'attenzione su un Dio che si rivela in Cristo come Kenosi cioè come colui che si piega, che è "essere per l'altro". L'eredità di Bonhoeffer è una provocazione a ripensare l'essere umano in un modello antropologico alternativo alla volontà di potenza di Nietzsche. Un essere umano che vive per gli altri, nella storia, assumendone la responsabilità, con uno sguardo dal basso, dalla parte delle vittime. Dio da questo scenario si ritira progressivamente dalla storia e forse un giorno si ritirerà del tutto. E’ il caso quindi di trovare un'altra modalità di parlare di Dio, non come nelle categorie del pensiero di matrice occidentale, come l'essere perfetto che in qualche modo sostituisce l'imperfezione umana 


Bonhoeffer ci propone un Dio ‘impotente’?

In una lettera del 16 luglio del 44, una delle ultime prima della morte, sostiene che la situazione attuale ci porta ad aprire lo sguardo verso il Dio della Bibbia: un Dio debole. C’è un problema di fondo nella comprensione dell’idea di Dio nella cultura occidentale. Venendo dalla filosofia greca, dalla ontologia, la teologia cattolica lega il concetto di Dio a quello di perfezione, pienezza dell’essere, potenza assoluta. Il Dio della Bibbia è invece colui che fa spazio all’uomo nella storia, alla sua azione: Dio è il Volto dell’altro. E’ trascendenza della relazione, non l’essere perfettissimo che ci guarda dall’alto dei cieli


Un pensatore provocatorio. Nelle lettere dal carcere, si interroga sul significato di essere cristiani oggi e critica una certa modalità di vivere la religione, intesa come uno spazio interiore e individuale, separato dal mondo e dalla storia. Questa visione di Dio come tappabuchi o ‘deus ex machina’ non è più possibile.

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