OLTRE LA FORZA: LA RADICALITÀ EVANGELICA CONTRO LA GUERRA
- Alberto Piccioni

- 12 nov
- Tempo di lettura: 3 min
C’è tutto questo nel libro di Don Fabio Corazzina: ‘Pace: dalla parola ai fatti’. Sacerdote bresciano nato nel 1960 e ordinato prete nel 1984, figura di riferimento del pacifismo cattolico e già coordinatore nazionale di Pax Christi, apertamente schierato contro la guerra, offre la sua visione sui temi cruciali della nonviolenza in un momento storico segnato da gravi conflitti.

In un mondo che sembra credere solo alla forza, don Fabio Corazzina lancia un appello chiaro: "La logica del riarmo è vincere; la logica del disarmo è convincere e vivere insieme". Dalla radicalità evangelica al coraggio di disarmare, il sacerdote bresciano smonta le certezze di chi vede nella violenza l'unica risposta ai conflitti globali. Un dialogo che non ammette indifferenza: la pace è una scelta, e la giustizia un seme da piantare, ora più che mai, sotto il cielo di Gaza, di Kiev e di tutte le guerre dimenticate. Sacerdote bresciano nato nel 1960 e ordinato prete nel 1984, figura di riferimento del pacifismo cattolico e già coordinatore nazionale di Pax Christi, Don Corazzina – autore del libro ‘Pace: dalla parola ai fatti’ per Edizioni Paoline – offre la sua visione sui temi cruciali della pace e della nonviolenza in un momento storico segnato da gravi conflitti, ponendo l'accento sulla "radicalità evangelica", sul disarmo come unica via e sull'incarnazione della giustizia.
Don Corazzina, lei parla di radicalità evangelica: con guerre come Ucraina e Gaza, cosa significa incarnare questa scelta fondamentale per la pace?
Mi richiamo a due realtà oggi calpestate: il Vangelo e il diritto internazionale. La radicalità è una scelta importante: il Vangelo non è una pia esortazione. Ama il nemico, perdona, rispondi al male con il bene. Se non credo che questo progetto sia concreto, fattibile, devo abbandonare il cristianesimo. Troppi cristiani non credono che la via di Gesù sia realizzabile: questo è un problema serio per noi. È la strada che ho scelto: anche se molti la ritengono inutile, non possono dire che il Vangelo sia inutile
Parliamo di disarmo: come sostenerlo seriamente quando l'unica risposta all'aggressione sembra essere armata, come a Gaza?
Praticare il disarmo è la logica contraria al riarmo. Se l'unica strada è riarmarsi, pensando che il più forte vince allora immaginiamo un mondo di bulli: quanti ne servirebbero per fermare le oltre 50 guerre attive nel mondo? L'unica possibilità è disarmare: non è la scelta dei deboli. I ‘vili’ continuano ad armare, sapendo che ci sarà sempre un più forte. La logica del riarmo è vincere; la logica del disarmo è convincere e vivere insieme. Le nostre società hanno problemi: abbiamo in testa la logica dell'essere più forti, non del convivere. Dobbiamo avviare processi di disarmo: questo fa star meglio l'umanità. Lo dimostra la storia, come dopo il crollo del muro di Berlino.
Come la sua visione di giustizia interagisce con le attuali strutture di potere che alimentano le guerre? La giustizia socio-economica non è il vero problema strutturale?
La giustizia non è filosofia o teoria: è incarnata da uomini e donne giusti. Chi consideriamo giusti? Nelle nostre realtà abbiamo monumenti agli eroi: ma gli eroi di guerra sono monumenti a un'ingiustizia radicale, che ha fatto dell'omicidio una via di futuro. Nel Vangelo leggo: "Giustizia e pace si baceranno". Giustizia significa gratuità, prendersi cura, non girare la faccia. Significa sedersi a tavola con chi ha sbagliato: nessuno è perso. Significa dividere ciò che hai, dare tutto ciò che sei. Essere seme: un elemento fondamentale. L'uomo giusto è un seme. La mia vita piantata in questa terra: cosa produce? Alberi velenosi o frutti gustosi? Chi sono i giusti? Forse persone come Etty Hillesum, Bonhoeffer, Franz Jägerstätter oppure chi ruba, chi ammazza, chi fa leggi ingiuste, chi è indifferente o impotente
Il tema della nonviolenza è caduto in disuso: qual è la cifra concreta della nonviolenza oggi?
Noi pensiamo di doverci riarmare: il riarmo costa quasi 3.000 miliardi di euro l'anno. Per l'ONU spendiamo un centesimo, 35 miliardi. E poi diciamo che l'ONU è inconcludente? È chiaro: abbiamo scelto la via del riarmo. La nonviolenza ci chiede invece di conoscere, sperimentare, prepararsi ad affrontare i conflitti per risolverli, non per cancellare l'altro. Questa radice evangelica profonda, questo metodo, è accessibile a tutti. I paesi più poveri non avranno mai armi sufficienti per attaccare i più forti. Se la logica della guerra armata e della violenza è l'unica soluzione allora significa che abbiamo riconsegnato il mondo ai più potenti e ricchi. Gesù, la Costituzione, il diritto internazionale dicono il contrario
Nel Vangelo si legge che giustizia e pace si baceranno. Questo significa gratuità, prendersi cura, non girare la faccia. Significa sedersi al tavolo con chi ha sbagliato: dividere ciò che hai, dare tutto ciò che sei. Essere seme è un elemento fondamentale.



