Il totalitarismo è politicizzazione estrema delle idee e volontà di imporle con la forza. Affonda le radici nella tradizione illuministica con la sua fede in un progresso tecnico-scientifico razionalistico verso una ‘società perfetta’.
La ‘teologia politica della democrazia’, legge la stessa alla luce della storia dell’affrancamento di Israele dalla schiavitù in Egitto ovvero l’Esodo. Nel corso del XX secolo come si ritorna in Egitto? Dove sta l’origine dei totalitarismi come imposizione di una specifica idea di società perfetta? Se il totalitarismo è una ‘politicizzazione estrema’ della verità e delle idee, unita alla volontà di imporle con la forza, questo affonda le proprie radici in un ‘pensiero forte’ ovvero nella tradizione illuministica con la sua fede in un progresso tecnico-scientifico razionalistico che avrebbe realizzato, in chiave capitalistica, una ‘società perfetta’. La natura del totalitarismo, è da ricercare dunque nella pretesa illuminista di possedere la verità oltre l’opinione, da cui deriverebbe come conseguenza la coazione a imporla agli altri: i totalitarismi del novecento sono gli ‘effetti collaterali’ dell’illuminismo razionalistico, della ‘ragione strumentale-cognitiva’ in quanto da un pensiero forte, non poteva che derivare sul piano politico un “potere forte” che ha assunto i tratti dell’imperialismo coloniale, delle dittature totalitaristiche e del potere tecnocrate-capitalistico dell’attuale neoliberismo.
Il pensiero forte, consiste in una razionalità formale, geometrica che, con la sua pretesa di oggettività, elimina ogni diversità di opinione e di fede che, neutralizzate, vengono gettate fuori dallo spazio pubblico, dove vige ormai l’unica verità razionale-positivistica, e relegate nello spazio privato: l’unico animale che può abitare lo spazio pubblico è, come direbbe Fabrizio De Andrè, “il cinghiale laureato in matematica”. Sul piano politico, nasce il moderno ‘potere politico’, inteso come “monopolio dell’uso legittimo della forza”: lo Stato, attraverso il suo apparato (caserma, carceri, scuola, ecc.), “sorveglia e punisce”, impone con la forza la propria volontà: la subordinazione al potere dello Stato è ormai totale. Bisognerà aspettare la scuola di Francoforte ed in particolare il filosofo Jürgen Habermas per riportare ‘l’uomo integrale’, fatto di razionalità ma anche di intuizione, sentimenti, emozioni ed esperienze, nello spazio pubblico dove le diverse opinioni e fedi, fondate sulla diversità delle scienze e dei saperi, attraverso la ‘comunicazione linguistica reciproca’, possono aprire la strada alla democrazia partecipativa.
Il pensiero forte elimina ogni diversità di opinione e di fede in favore di una verità razionale-positivistica.
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