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Dare un senso alla vita. La figura di Viktor Frankl

Immagine del redattore: Arturo FrancesconiArturo Francesconi
“L’uomo può essere nel suo intimo più forte del destino che gli viene imposto dall’esterno”. Lo psicologo viennese sopravvissuto ai campi di concentramento e fondatore della logoterapia vuole trovare in ogni individuo l’aspetto umano e spirituale. Fu prigioniero in quattro campi di concentramento, tra cui Auschwitz 
Viktor Frankl

Ho presentato in classe, per il Giorno della Memoria, la figura di Viktor Frankl, uno psicologo sopravvissuto ai campi di concentramento e fondatore della logoterapia che si pone come obiettivo quello di trovare in ogni individuo l’aspetto umano e spirituale. Viennese di nascita, Frankl fu prigioniero in ben quattro campi di concentramento nazisti, tra cui Auschwitz dove perse la moglie, i genitori e un fratello. In un suo libro* scrive: “Che cos'è, dunque, l'uomo? Noi l'abbiamo conosciuto come forse nessun'altra generazione precedente; l'abbiamo conosciuto nel campo di concentramento, in un luogo dove veniva perduto tutto ciò che si possedeva: denaro, potere, fama, felicità; un luogo dove restava non ciò che l'uomo può avere, ma ciò che l'uomo deve essere; un luogo dove restava unicamente l'uomo nella sua essenza, consumato dal dolore e purificato dalla sofferenza. Cos'è, dunque, l'uomo? Domandiamocelo ancora. È un essere che decide sempre ciò che è”.


Ecco una caratteristica importante di Frankl: ha deciso ciò che voleva essere e cioè non un uomo bloccato dal suo tremendo passato, non uno con sensi di colpa perché sopravvissuto ma un uomo capace di dare senso alla propria vita. Diceva: “Quando non siamo più in grado di cambiare una situazione, siamo sfidati a cambiare noi stessi”.


Nel 1946 pubblicò il libro: ‘Uno psicologo nei lager’. Lo scrisse di getto dopo la liberazione dai campi di concentramento. La particolarità di questo testo -che avrà un successo straordinario in tutto il mondo- consiste nel riferire l’esperienza di un medico-psicologo che, nonostante la drammaticità della sua esperienza, si riscopre uomo e credente. All’interno del campo, il dottor Frankl salvò con le sue cure centinaia di persone e si prodigò nel convincerle a riuscire a vivere pienamente anche nelle condizioni più disumane, dando un senso a quella ‘vita’. A riprova di ciò disse: “Quando diamo un senso alla vita, non solo ci sentiamo meglio ma siamo in grado di affrontare il dolore


*cfr. Viktor Frankl, ‘Uno psicologo nei lager’, Ares Milano, 2012 (edizione 21)


"ll medico austriaco, dopo la liberazione, decise ciò che voleva essere: non un uomo bloccato dal suo passato, non uno con sensi di colpa perché sopravvissuto ma uno capace di dare senso alla propria vita, capace di sfidare se stesso".

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