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Entrare nel male del nazi-fascismo: intervista a Renzo Fracalossi 

Immagine del redattore: Alberto PiccioniAlberto Piccioni
Autore di testi teatrali e di saggi sulla persecuzione antisemita, il sessantaquattrenne scrittore di Rovereto ci conduce con il suo nuovo libro ‘Entrare nel male’ (ViTrenD edizioni). Dove sviscera il nazi-fascismo, l'orrore più grande del secolo scorso.
nazi-fascismo

E’ possibile per una persona ‘normale’ comprendere il male “al suo interno”?

Entrare in un Campo chiama anzitutto all’ascolto del silenzio. Emergono così, non solo voci, latrati, memorie e dolore, ma anche parole che indicano fin dove può spingersi l’uomo quando si lascia abitare dall’odio


Lei critica i turisti che "sorridono mentre addentano un burger" ad Auschwitz. Perché è così difficile entrare in contatto con l'orrore di questi luoghi?

Talvolta, ho la sensazione che non si voglia veramente conoscere, anche per non dover scoprire la nostra intolleranza e razzismo. Il caso polacco che vieta per legge di riconoscere il coinvolgimento della popolazione nello sterminio degli ebrei è, in proposito, eclatante. I Lager rappresentano un assillo continuo. Per questo si tenta di musealizzarli, anche attraverso una “lettura turistica” dell’entrata nel male


I campi sono prima di ogni altra cosa un camposanto dove è seppellita l'umanità". Come concilia questa affermazione con l'idea che i campi siano stati pensati come luoghi di lavoro?

Superate le confusioni iniziali, i campi vengono finalizzati alla produttività. ‘Arbeit’ è un imperativo categorico. Non c’è detenzione senza lavoro e ciò risponde ad un doppio scopo: la produzione da un lato e la consunzione dell’individuo, ormai spersonalizzato, dall’altro


Lei descrive i campi come luoghi dove "l'odio e l'intolleranza prendono il sopravvento sulla ragione". Come si spiega la partecipazione di persone normali a questa macchina di sterminio?

La dottrina e la propaganda hanno una funzione essenziale nella trasformazione degli individui. Un po’ come avviene oggi con le fake-news. Dopo la guerra, l’orrore viene archiviato e l’individuo riallaccia i fili con la sua vita precedente. Dopo aver ucciso decine di bambini nei Lager, la dottoressa Oberheuser, sconta qualche anno di prigione e poi ritorna a fare la pediatra. Il male è anche questo


Il suo libro si conclude con un appello alla memoria e alla comprensione. Qual è il messaggio più importante che spera di trasmettere ai lettori?

Nessun messaggio. Non ho alcuna presunzione in proposito. Spero solo che queste pagine aiutino a riflettere, soprattutto oggi davanti al risorgere dell’insensatezza antisemita. Fare memoria è l’unica arma possibile, anche se talora appare insufficiente. Ma è comunque indispensabile


"Dopo la guerra, l’orrore è stato archiviato e ognuno ha riallacciato i fili con la sua vita precedente. Dopo aver ucciso decine di bambini nei lager, la dottoressa Oberheuser, ad esempio, è tornata a fare la pediatra. Spero solo che queste pagine aiutino a riflettere davanti al risorgere dell’insensatezza antisemita. Fare memoria è l’unica arma possibile e indispensabile".

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