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Immagine del redattoreArturo Francesconi

Il gruppo di classe come luogo di esperienze

Quando capitano situazioni imbarazzanti, tocca al docente cogliere il momento per intervenire. Dietro questi atteggiamenti spesso si nascondono le fragilità, le paure di essere presi in giro.
classe

La vita nella classe è molto simile a quella che le nostre alunne e i nostri alunni hanno con i loro coetanei. Essa può essere un’esperienza positiva o trasformarsi in un momento di sofferenza e incomprensione, può dare tante soddisfazioni o creare dei traumi e paure, dipende da tanti fattori che si uniscono insieme.


Talvolta capitano delle situazioni imbarazzanti e lì sta al docente cogliere il momento per intervenire e sapere cosa dire. Dietro questi atteggiamenti spesso si nascondono le fragilità, le paure di essere presi in giro. Il nostro compito è quello di essere attenti ai segnali che si presentano in classe. Questi segnali spesso li ignoriamo e sbagliamo. Ritengo che non sia giusto ricorrere, da parte del docente, all’intervento della preside per sgridare e/o punire la classe, o -presi dalla rabbia- gridare agli alunni: “Io non vi sopporto più”! Sono tutti segni di debolezza che un educatore dovrebbe evitare.


        Io, con 40 anni di esperienza come docente ed educatore, posso dire che tutte le volte che nelle mie classi ho parlato in maniera chiara, ho spiegato i miei punti di vista e ascoltato il loro, magari ho chiesto scusa per un mio errore, tutte le volte ho camminato bene ed ho risolto i problemi. Un altro stratagemma di fronte a casi particolarmente complicati è quello di lavorare con le emozioni o con la motivazione che ha potato al fatto capitato. Per esempio: se un ragazzo viene preso di mira o deriso, non si può far finta di nulla, anzi si può chiedere alla classe se ricordano un episodio in cui sono stati anche loro derisi e si cerca di far rivivere quella situazione. 


Il docente può andare alla lavagna e scrivere le emozioni, cercare opzioni alla risoluzione del problema. E’ importante il tono che viene usato. Ci vuole fermezza, ma deve passare il messaggio che chiunque abbia riso o preso in giro il compagno non verrà necessariamente punito. Per fare tutto ciò occorre entrare in empatia con la classe, ascoltarla con attenzione, credere nel cammino che si sta facendo… allora saremo seminatori di speranza e daremo un futuro ai nostri ragazzi/e.


è importante il tono usato. Ci vuole fermezza ma chi ha riso o preso in giro il compagno non deve essere necessariamente punito. Per agire bene, bisogna entrare in empatia con la classe, ascoltarla, credere nel cammino che si sta facendo. Insieme

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