Il concorso è un passo importante che darà un ulteriore impulso ai docenti di religione che svolgono già da anni attività. Un’enfasi motivazionale che implementerà le competenze disciplinari finalizzate non solo al ruolo.
A breve i docenti di religione cattolica affronteranno gli esami del concorso che vedrà la loro assunzione in ruolo, secondo i posti disponibili messi a concorso. E’ un passo importante che darà un ulteriore “scatto di motivazione” ai docenti che svolgono già da anni attività di insegnamento; motivazione che implementerà le loro competenze disciplinari finalizzate non semplicemente al ruolo, ma al bisogno di fare assumere alla disciplina la fisionomia che è propria, vale a dire quella di un:
IRC dell’educazione integrale della persona, che colloca lo studente nel mondo e lo aiuta ad acquisire un’immagine sempre più chiara ed approfondita della realtà sociale;
IRC che sa orientare, che mira cioè a favorire negli studenti il loro sviluppo psichico, fisico, intellettuale;
IRC della motivazione e del significato cioè capace di dare agli allievi le ragioni del “perché” si studia la religione, facendola percepire come “spazio culturale” dove il cristianesimo si incontra con altri sistemi di significato, con la vita di oggi e dove il docente è impegnato a offrire conoscenze a far nascere abilità disciplinari e interdisciplinari sulle effettive capacità di ogni studente, utilizzando le modalità più motivanti e ricche di senso;
IRC della prevenzione dei disagi e del recupero degli svantaggi: la migliore prevenzione è l’educazione e il docente di religione, più di ogni altro, deve potere e sapere leggere i bisogni e i disagi dei preadolescenti e deve intervenire prima che si trasformino in malesseri, disadattamenti e abbandoni ed evitando così di lasciare indietro qualcuno;
IRC della relazione educativa, ove alla logica dello scambio (la scuola dà una cosa lo studente contraccambia con qualcosa di altro) si sostituisca quella della relazione educativa, che implica l’accettazione dello studente e il prendersi cura di una persona che deve crescere verso la maturità culturale;
IRC dell’identità chiara, senza complessi e sindromi, capace di assolvere il compito di accompagnare il bambino, il preadolescente e il giovane verso la maturità culturale e umana.
Sulla preparazione dei docenti di religione, pregiudizi dei soliti noti a parte, non c’è alcun dubbio, e il loro inquadramento normativo nella scuola non potrà essere che uno stimolo a rafforzare l’obiettivo della loro azione didattica nell’attività di insegnamento.
Se il docente di religione è preparato, motivato, competente si guadagna da sé il rispetto nella scuola, senza bisogna di chiederlo; quando lo ha visto minacciato ha avuto nello SNADIR una forte tutela sindacale che lo ha sostenuto. I docenti di religione, nonostante gli attacchi giornalistici a volte ingiustificati, le incomprensioni e i problemi mal posti, hanno, dopo il concorso del 2004, da venti anni atteso l’immissione in ruolo; non hanno perso la pazienza ma hanno esercitato la virtù della perseveranza consapevoli di non essere soli e con la certezza della presenza di un sindacato di categoria che ha avuto una visione profetica in sé, tenendo sempre lo sguardo attento ai bisogni e alle necessità dei docenti.
Da socio fondatore dello Snadir, credo che probabilmente saremmo fermi ad una situazione ancora di precariato storico, senza nessuna prospettiva. Questo non è accaduto e chi in questi anni ci ha seguito con attenzione lo potrà confermare.
Sui docenti di religione, pregiudizi dei soliti noti a parte, non c’è alcun dubbio. L’inquadramento normativo non potrà essere che uno stimolo a rafforzare l’obiettivo dell’azione didattica”.
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