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La forza delle metafore nel processo educativo

Rubrica: RIFLESSIONI OLTRE LA SOGLIA


metafore

La conduzione della classe mette il docente di fronte a situazioni di gruppi nei quali non sempre il clima è del tutto positivo. A volte, a rendere complessa la gestione dei gruppi/allievi è la presenza di studenti che presentano atteggiamenti comportamentali di sfida, oppure atteggiamenti autoemarginanti che rivelano come alla base ci siano “bisogni inespressi”. Insomma, oggi educare appare sempre più una scommessa che chiama in causa la professionalità dei docenti. Ma quando si parla di educazione, di relazione educativa cosa si intende? 


Voglio servirmi di alcune metafore educative per delineare alcuni concetti sul senso dell’educazione, che è stato sempre un problema rilevante nella storia del pensiero nelle sue forme espressive. La prima immagine la prendo da Marco Fabio Quintiliano, vissuto tra il 34 e il 96 d.C., che nella sua opera ‘Institutio Oratoria’ così scriveva: “Come un vaso dalla bocca stretta difficilmente si riempie se vi servi il liquido in abbondanza perché finisce col traboccare, si riempie invece se il liquido vi viene versato a poco a poco e addirittura a goccia a goccia; e così si deve agire con le menti dei piccoli”.


Da questa immagine se ne deduce che una buona relazione educativa deve tener conto di due elementi: la continuità e la gradualità. L’educazione è infatti un processo continuo che parte dall’infanzia e che accompagna la persona non solo fino al compimento degli studi ma anche nella sua maturità e oltre; fino agli ultimi giorni della sua vita. Questo concetto antico, rispecchia quell’idea di educazione permanente di cui il sistema scolastico si è fatto interprete nel nostro tempo. L’educazione, dunque, deve saper procedere adeguando le difficoltà alle successive fasi di sviluppo della persona. 


La seconda immagine la prendo da Dickens, grande scrittore dell’800, il quale ci dà una bella metafora utilizzabile, a mio avviso, sul piano della relazione educativa: “Lega un albero di fico nel modo in cui dovrebbe crescere, e quando sarai vecchio potrai sederti alla sua ombra”. In questa immagine c’è una lezione di didattica dell’educazione che passa attraverso l’albero, la sua crescita, i frutti della crescita, l’ombra. La provocazione che viene da questo pensiero di Dickens è molto forte: i docenti nella loro vecchiaia, potranno essere fieri dei giovani che sono passati dalle loro classi, solo se avranno posto in essere una positiva relazione educativa facendoli crescere nel modo giusto. Allora, sì, potranno sedersi “all’ombra”, cioè potranno godere di quanto questi ex studenti avranno saputo realizzare positivamente per loro e per la società.


E vado all’ultima immagine: la prendo da Jean Jacques Rousseau, il quale, nella sua opera “Emilio o Dell’educazione” del 1762, pone una domanda: La più grande, la più importante, la più utile regola di tutta l'educazione? Non è guadagnare tempo ma perderne”. C’è nelle parole di Rousseau, attraverso l’immagine del tempo, un altro insegnamento: oggi nella scuola ci si lamenta spesso che si è indietro col programma: essere indietro è un guadagno o una perdita? Dove sta il guadagno e dove sta la perdita? Io credo che sia giusto investire su un insegnamento che valorizza la relazione educativa e l’insegnante di religione cattolica ne è un esempio. È importante. E a guadagnarci saranno gli studenti perché capiranno che la scuola è un luogo paideutico, una palestra dove capire, attraverso i contenuti delle discipline che studiano, il senso del loro esistere.

Oggi nella scuola ci si lamenta spesso che si è indietro col programma: essere indietro è un guadagno o una perdita? Investire su un insegnamento che valorizza la relazione educativa significa far bene il proprio lavoro. E l’insegnante di religione cattolica ne è un esempio.

 

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