In mezzo a barriere religiose e geopolitiche contrapposte, confini che odorano di metafisica, battaglie mistiche per affermare il proprio credo, grancasse mediatiche e social per ogni piccola contrapposizione, il Centro di Studi Religiosi della Fondazione Bruno Kessler e il suo direttore Massimo Leone, propongono la depolarizzazione come una sorta di ragionevole rallentamento, uno “slow food” del pensiero. A tal scopo è stato infatti da poco pubblicato il saggio “I discorsi dell’oltre: fascino e pericoli della polarizzazione” (lavoro collettivo, disponibile gratuitamente in versione digitale sul sito di FBK https://books.fbk.eu/ ).
A Massimo Leone, docente di filosofia della comunicazione all’Università di Torino, abbiamo chiesto qual è stata la motivazione principale dietro la scrittura del saggio sulla depolarizzazione.
C’è un sentimento diffuso, non solo tra gli specialisti, ma credo anche nel senso comune, dell’emergere di nuove forme di interazione sempre più spigolose e conflittuali - spiega Leone - non che il conflitto non esistesse prima, ma oggi è in forma generalizzata: sembra che per ogni argomento di conversazione ci si debba situare verso gli estremi. Anzi: si mette in scena se stessi con posizioni estreme. Certamente i social media hanno contribuito a questo fenomeno, però abbiamo cercato di capire quali fossero le sue radici: a partire dalle credenze ideologiche e da quelle religiose.
Può spiegare cosa intendete per depolarizzazione nel contesto delle scienze religiose?
Innanzitutto va fatta una riflessione sulla ragionevolezza: si tratta di una idea importante nelle scienze religiose, ma anche nelle scienze della comunicazione. E’ stato un concetto chiave nella filosofia e nel lavoro etico di Umberto Eco: ragionevolezza vuol dire non puntare sulla razionalità delle mie idee, ma sulla ragionevolezza. La differenza sta nel fatto che il ragionevole è qualcosa di potenziale: si propone qualcosa nel consesso comunicativo, che si offre alla ragione altrui, perché si possa stabilire un dialogo.
L’obiettivo è lo scambio, l’interlocuzione. Invece spesso oggi ci troviamo di fronte a delle proposte che ci sembrano irragionevoli non solo nei contenuti, ma anche nei modi in cui vengono presentate. Proposte che chiudono ad ogni tipo di interlocuzione. Non ci sono punti di contatto e il “gioco” del linguaggio non ha più senso.
Non è detto però che lo sviluppo tecnologico abbia solo acuito la polarizzazione: possiamo anche farci aiutare dalle tecnologie, provando a chiedere qualcosa allo sviluppo tecnologico per depolarizzare. Questo aspetto in FBK è molto importante e si producono tecnologie di avanguardia in questa direzione.