Il vero male del nostro tempo è l’incapacità di affrontare il senso profondo della vita e della morte”. Per l’ex presidente della Camera dei Deputati, “non c’è dignità della vita ma c’è qualcosa di contorto nel nostro pensiero sulla contemporaneità: siamo circondati dalla morte”.

Siamo circondati da un’indifferenza mortale: per Luciano Violante, “il vero male del nostro tempo è l’incapacità di affrontare il senso profondo della vita e della morte”. Giurista, ex presidente della Camera e della Commissione antimafia, Violante ha recentemente pubblicato ‘Ma io ti ho sempre salvato: la maschera della morte e la legge della vita’ (Bollati Boringhieri, 2024). Escrive: “Non ci confrontiamo sul senso della morte perché non ci confrontiamo sul senso della vita”.
Quali cambiamenti sociali o culturali crede siano necessari per ricominciare ad affrontare il senso della vita e della sua sacralità?
Sento molto parlare di dignità della morte, ma non di dignità della vita. C’è qualcosa di contorto nel nostro pensiero sulla contemporaneità. Dove di fatto siamo circondati dalla morte: ci sono circa cinquanta guerre in corso. Migliaia di persone migranti che muoiono in mare, nei deserti, per raggiungere un futuro migliore. Ma tutte queste morti le consideriamo “normali”: a volte si usa lo stesso termine, sui media, tanto per definire l’abbattimento di un edificio quanto per l’omicidio di una persona. In sostanza c’è una indifferenza nei confronti della morte da analizzare con attenzione e preoccupazione.
In che modo, come si vince l’indifferenza?
Bisogna andare ai fondamentali: la vita e la morte. Non la pace e la guerra che riguardano i grandi decisori. Vita e morte riguardano le persone. Bisogna fare una battaglia per la vita per poter mettere fine alle guerre. Mi colpisce molto lo slogan delle donne iraniane: donna, vita, libertà. Occorre dunque occuparsi di ‘bio-politiche’, di politiche per la vita. Bisognerebbe mettere assieme politiche dell’infanzia, della famiglia, della salute e del lavoro. Considerandole in maniera integrata, non separatamente. Tutto il contrario di quel che accade oggi in Italia: garantire una vita dignitosa è compito di ogni governo.
Quali insegnamenti possiamo trarre dalla tradizione classica e biblica per recuperare il senso della dignità della vita?
Sono un credente senza religione: ma se la lotta tra il bene e il male fosse già decisa a favore del bene che senso avrebbe la vita? Tutto sarebbe già prestabilito e orientato al bene. In realtà così non è: più volte nei Vangeli viene citata la presenza del satàn, in ebraico ‘l’accusatore’. Nell’ultima cena, Gesù dice ai suoi che se ne andrà ma il male resta con voi. E il senso della vita è proprio la lotta contro il male. Se si può dire: dobbiamo dare una mano a Dio. Come lui ha chiesto nell’Alleanza: possiamo costruire qualcosa assieme. Questo è il vero senso della vita. Dovremmo rifletterci di più ed essere coerenti.
Non rischiamo con questo una polarizzazione: credersi sempre dalla parte del bene non equivale alla radice di molti mali?
Condivido pienamente. Ma non penso ci si debba credere sempre dalla parte del bene: dico che è in atto uno scontro tra bene e male. Il bene è tra noi come il male. Il senso della vita è questa lotta per far vincere il bene. Non che esista un bene assoluto da seguire ciecamente: non sono un seguace di Trump!

L’ex presidente della Commissione Antimafia, si definisce “credente senza religione”. “Se la lotta tra il bene e il male fosse già decisa a favore del bene che senso avrebbe la vita? Tutto sarebbe già prestabilito e orientato. In realtà così non è. Gesù dice ai suoi che se ne andrà ma il male resta con voi”