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La scuola del merito che non ci meritiamo


La visione che della scuola ha il ministro Valditara è sempre stata chiara e ci interpella tutti: all’interno di un sistema educativo abbandonato da anni al precariato, alle aule fatiscenti e alla dispersione scolastica, e piegato dalle difficoltà legate alla pandemia, il nuovo governo sceglie di allargare le crepe e di accentuare le divisioni con la “scuola del merito” che premia i primi e dimentica di rimuovere gli ostacoli per chi è privo di mezzi e per chi rimane indietro.


Non stupisce allora il caso, denunciato dalla Rete degli Studenti Medi, dell’Istituto superiore Scalcerle di Padova che promuove bonus da 100 euro per gli studenti più meritevoli. Per non parlare del fatto che da quest’anno il bonus cultura per i diciottenni lo riceverà solo chi ha preso il voto massimo all’esame di maturità. Ci sono poi le prove Invalsi, le certificazioni linguistiche e le attività formative facoltative, che mettono continuamente alla prova le capacità dei ragazzi. Alcuni licei, per selezionare i nuovi iscritti, chiedono di superare un test e valutano la media dei voti in terza media.


Misure sempre più frequenti che estremizzano la tendenza alla performance nella scuola, aumentando l’ansia da prestazione nei ragazzi, costantemente pressati dal voto e dalle aspettative. Si usa il merito come unico criterio di selezione e si incoraggia la competizione, senza considerare le storie dei singoli e le condizioni diverse di partenza. Invece di rendere le scuole luoghi di apprendimento accessibili a tutti e luoghi di confronto animati da uno spirito di collaborazione e sostegno reciproco, si guarda solo alla prestazione migliore, al risultato di chi emerge.


Si stilano graduatorie dei meriti e si dimentica il dovere della scuola, che è quello di garantire l’integrazione e l’emancipazione di tutti senza ignorare le disparità sostanziali dovute al contesto sociale, economico e culturale di provenienza degli studenti. Se davvero vogliamo parlare di merito, facciamolo evitando i percorsi standardizzati e uguali per tutti, e ragionando invece sulla personalizzazione e sulla valorizzazione dei processi e non delle performance. Quello del merito è un tema che va maneggiato con cura per evitare di legittimare le disuguaglianze anziché valorizzare le opportunità.


Il futuro e l’unità del Paese si giocano sulla scuola: è da lì che bisogna partire, è lì che bisogna tornare.

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