LEGGE DI BILANCIO 2026: stop alle supplenze brevi nelle scuole superiori
- Saro Cannizzaro

- 12 nov
- Tempo di lettura: 3 min
La bozza della Manovra ‘26 introduce una significativa revisione delle regole nel settore dell'istruzione, modificando la Legge 107/2015 (‘Buona Scuola’). L'obiettivo è la razionalizzazione della spesa pubblica ma l'impatto sul personale scolastico e sulla didattica è oggetto di un acceso dibattito.

La stretta sugli incarichi sotto i 10 giorni divide il mondo della scuola: risparmi per il Ministero, ma timori per il carico sui docenti di ruolo e il destino dei precari. La bozza della Manovra 2026 introduce una significativa revisione delle regole sulle supplenze brevi nel settore dell'istruzione, modificando in modo cruciale la Legge 107/2015 (la cosiddetta Buona Scuola).
L'obiettivo dichiarato è la razionalizzazione della spesa pubblica, ma l'impatto sul personale scolastico e sulla didattica è già oggetto di un acceso dibattito. L'Articolo 106 della nuova Legge di Bilancio stabilisce un'inversione di rotta per le scuole secondarie di primo e secondo grado (medie e superiori):
Supplenze brevi sotto i 10 giorni: i dirigenti scolastici devono obbligatoriamente ricorrere ai docenti già presenti nell'organico dell'autonomia per coprire le assenze.
Inversione del verbo: viene eliminata la discrezionalità del passato ("può") in favore dell'obbligo ("deve").
Eccezione: l'unica deroga consentita riguarda le "motivate esigenze di natura didattica", una formula restrittiva che limita fortemente la possibilità di chiamare personale esterno
Questa misura, promossa dal Ministero dell'Istruzione e del Merito (MIM), mira a ridurre drasticamente l'onere economico dei contratti di supplenza breve, che storicamente incidono in modo significativo sui conti dello Stato. La nuova normativa non si applica uniformemente a tutto il sistema scolastico. Il legislatore ha scelto di mantenere un margine di flessibilità decisionale per due ambiti considerati particolarmente delicati:
Scuola Primaria: il dirigente conserva la facoltà ("può") di scegliere tra personale interno o docenti esterni.
Posti di Sostegno: anche qui viene mantenuta la discrezionalità. Questa eccezione è cruciale, poiché riconosce l'importanza della continuità educativa e la necessità di competenze specifiche che spesso rendono indispensabile il ricorso a personale specializzato esterno in assenza di figure interne adeguate
Questa differenziazione implica un riconoscimento delle caratteristiche peculiari e della maggiore elasticità gestionale richiesta da questi segmenti scolastici. Per garantire l'efficacia della riforma, la Manovra 2026 introduce un sistema di controllo rigoroso:
Monitoraggio Quadrimestrale: il MIM dovrà raccogliere e analizzare i dati sulle assenze di tutto il personale scolastico (docenti, ATA) ogni quattro mesi. Il monitoraggio distinguerà tra ordine di scuola, tipologia di posto, durata delle assenze e spese sostenute.
Destinazione dei Risparmi: gli eventuali fondi risparmiati dalla riduzione delle supplenze esterne non andranno direttamente al Tesoro, ma saranno destinati a incrementare il Fondo per il Miglioramento dell'Offerta Formativa (MOF). Questo fondo è utilizzato dalle scuole per retribuzioni accessorie, progetti didattici e attività integrative.
Tuttavia, l'incremento del MOF è limitato (non potrà superare il 10% del suo valore complessivo) ed è strettamente subordinato all'effettivo riscontro positivo e documentato del monitoraggio ministeriale. La riforma ha generato immediate reazioni nel mondo dell'istruzione. La preoccupazione è l'inevitabile aumento degli oneri sui docenti di ruolo. Dovranno farsi carico delle ore di supplenza, aggiungendole alle proprie normali attività didattiche. Questo rischio di sovrapposizione di compiti e di affaticamento professionale potrebbe incidere negativamente sull'organizzazione delle lezioni e, in ultima analisi, sulla qualità dell'insegnamento offerto, soprattutto negli istituti con organico già al limite. Per migliaia di docenti non di ruolo, le supplenze brevi e saltuarie rappresentano l'unica, seppur precaria, fonte di reddito.
La Manovra, impedendo ai presidi di contattarli per assenze sotto i dieci giorni, rischia di ridurre drasticamente le loro opportunità di lavoro, aggravando una situazione occupazionale già strutturalmente fragile. Dall'altra parte, i sostenitori della misura evidenziano come l'utilizzo del personale interno possa garantire una maggiore continuità didattica per gli studenti, evitando il continuo avvicendarsi di insegnanti in aula, e valorizzare al contempo l'organico di ruolo, riconoscendo un ruolo più centrale nell'organizzazione scolastica. Il dibattito è ora nelle mani del Parlamento, dove le prossime settimane saranno cruciali per definire il destino e la forma finale dell'articolo all'interno dell'iter di approvazione della Legge di Bilancio.
La preoccupazione è l'aumento degli oneri sui docenti di ruolo. Dovranno farsi carico delle ore di supplenza, aggiungendole alle normali attività didattiche. Questo rischio di affaticamento professionale potrebbe incidere negativamente sull'organizzazione delle lezioni e sulla qualità dell'insegnamento.



