Un nuovo anno scolastico, una nuova sfida
- Orazio Ruscica
- 10 set
- Tempo di lettura: 2 min

L’inizio di un nuovo anno scolastico è sempre un momento carico di emozioni e aspettative. Quest’anno, però, ha un sapore speciale: 6.022 docenti di religione sono stati finalmente immessi in ruolo grazie alla procedura straordinaria ottenuta dopo anni di battaglie sindacali e giuridiche. Non si è trattato di un favore, ma del riconoscimento di un diritto negato per troppo tempo. Ricordo con orgoglio il percorso che ci ha portati qui: dal ricorso alla Corte di Giustizia Europea, che nel 2022 ci ha dato ragione, fino alla riscrittura dell’articolo 1-bis che ha permesso l’avvio della procedura straordinaria per i docenti con almeno 36 mesi di servizio e la successiva predisposizione delle graduatorie ad esaurimento. È stata una conquista difficile, frutto di determinazione, competenza e capacità di interlocuzione con le istituzioni.
La differenza tra un contratto a tempo determinato e uno a tempo indeterminato sta tutta in quella piccola sillaba – “in” – che però cambia la vita delle persone. Per migliaia di colleghi, la firma di un contratto stabile ha significato uscire da un limbo di incertezze e finalmente vedere riconosciuti anni, a volte decenni, di lavoro e dedizione. È un passo che restituisce dignità professionale e rafforza la continuità didattica, a beneficio non solo dei docenti, ma soprattutto degli studenti.
Ma non possiamo fermarci. Se oggi celebriamo un traguardo, domani dobbiamo proiettarci verso nuovi obiettivi. Attualmente, il 70% delle assunzioni avviene in ruolo, mentre il restante 30% resta ancora imprigionato nel precariato. Ciò significa migliaia di insegnanti costretti a vivere in una condizione di costante instabilità, con ricadute negative sulla loro vita personale e sulla qualità dell’insegnamento. Lo Snadir ha un obiettivo chiaro: portare la quota di organico stabile dal 70% al 95% nell’arco dei prossimi tre anni.
Non si tratta solo di equità nei confronti dei docenti di religione, che da troppo tempo subiscono un trattamento discriminatorio rispetto agli altri insegnanti. Si tratta di una scelta di qualità e responsabilità per la scuola italiana. La continuità didattica è un valore imprescindibile: garantire stabilità agli insegnanti significa assicurare agli alunni un percorso educativo più solido, coerente e sereno.
Il nostro messaggio è netto e non ammette ambiguità: basta con il precariato per i docenti di religione! Non possiamo più tollerare che questa categoria sia esclusa dalle tutele garantite agli altri insegnanti. È ora che la politica riconosca questa ingiustizia e intervenga con decisione per garantire finalmente parità di diritti e opportunità.
Lo Snadir continuerà a fare ciò che ha sempre fatto: individuare i problemi, proporre soluzioni concrete e portare avanti le battaglie con serietà e determinazione, senza proclami vuoti ma con risultati tangibili. Le 6.022 immissioni in ruolo lo dimostrano: quando c’è una progettualità chiara e un impegno costante, i traguardi arrivano.
Ai colleghi che hanno iniziato questo anno scolastico da docenti di ruolo va il mio più sincero augurio: il vostro successo è la dimostrazione che la perseveranza vince sempre. Ai tanti che ancora attendono, rinnovo l’impegno dello Snadir: continueremo a lottare perché nessuno resti indietro. La scuola italiana merita insegnanti stabili, motivati e riconosciuti. È il momento di scrivere insieme una nuova pagina, più giusta e più forte, per il futuro della nostra comunità scolastica.